Trascritto da Roberto Saranga, Settembre 2000
Londra, 31 gennaio 1862
La grandezza commerciale di Liverpool trae le sue origini dalla tratta degli schiavi. Gli unici contributi di Liverpool alla letteratura ed alla poesia inglese sono le odi alla tratta degli schiavi. Cinquant'anni fa Wilberforce potè metter piede a Liverpool solo a rischio della propria vita. Come nel secolo precedente il commercio degli schiavi, così in questo secolo il commercio del prodotto dello schiavismo, il cotone, ha costituito il fondamento essenziale della grandezza di Liverpool. Nessuna meraviglia, dunque, se Liverpool è il centro degli inglesi filo-secessionisti: infatti è l'unica città del Regno Unito dove durante la recente crisi sia stato possibile organizzare un convegno quasi pubblico in favore di una guerra contro gli Stati Uniti. Che dice ora Liverpool? Ascoltiamo con attenzione uno dei suoi maggiori quotidiani, il Daily Post.
In un articolo di fondo intitolato "Gli astuti yankees" si dichiara tra l'altro:
" Gli yankees, con la loro solita furbizia, sono riusciti a tramutare una perdita in guadagno. Per la verità hanno fatto in modo di servirsi dell'Inghilterra per il proprio tornaconto...La Gran Bretagna ha il vantaggio di fare sfoggio della sua potenza...(ma a che pro?). Gli yankees sono sempre stati favorevoli ai privilegi illimitati dei neutrali, ma la Gran Bretagna vi si opponeva (privilegi che sono stati contestati soprattutto durante la guerra anti-giacobina, la guerra anglo-americana del 1812-14, ed anche, più recentemente, nel 1842, durante i negoziati tra Lord Ashburton ed il segretario di Stato americano Daniel Webster. Ora la nostra opposizione deve cessare. Il principio degli yankees è virtualmente riconosciuto. E Seward ne dà la conferma... (dichiara che l'Inghilterra ha accondisceso in linea di massima e che con il caso Trent gli Stati Uniti hanno ottenuto una concessione per assicurarsi la quale finora avevano fatto invano ricorso ad ogni mezzo diplomatico e bellico) ".
Ancora più importante è l'ammissione dell'improvviso mutamento dell'opinione pubblica, anche a Liverpool, che troviamo sul Daily Post.
" I confederati - dice - non hanno fatto assolutamente nulla per smentire la buona opinione che si aveva di loro, al contrario. Hanno combattuto coraggiosamente e compiuto sacrifici enormi. Se non otterranno la loro indipendenza, tutti dovranno ammettere che se la meritano... L'opinione pubblica tuttavia adesso è contraria alle loro rivendicazioni: essi non sono più quelle brave persone che erano sei mesi fa, e quando si parla di loro si dice implicitamente che sono gente molto sgradevole.
"...In pratica è iniziata una reazione. Gli anti-schiavisti che, ci si perdoni l'espressione volgare, calavano le brache davanti all'eccitazione popolare, ora se ne vengono a condannare con paroloni altisonanti la vendita dei negri e i proprietari schiavisti degli stati del Sud...Ieri le mura della città erano coperte da un grande manifesto pieno di denunzie ed irate invettive, e un giornale londinese della sera, il Sun, ricordava qualcosa che andava a scapito di Mason..."l'autore dell'esecranda legge sugli schiavi fuggiaschi"...I confederati hanno pagato le spese del caso Trent: doveva tornare a loro vantaggiio, invece è risultato la loro rovina. I favori di questo paese vengono loro meno, ed essi dovranno rendersi conto quanto prima di tale singolare situazione. Sono stati gravemente maltrattati, ma non avranno risarcimento alcuno " [1].
Dopo un'ammissione simile da parte di un simpatizzante della secessione quale era il quotidiano di Liverpool, è facile intendere il mutato linguaggio che ora ostentano improvvisamente alcuni importanti giornali di Palmerston prima dell'apertura dei lavori parlamentari. L'Economist di sabato scorso presenta un articolo intitolato "Sarà rispettato il blocco?"
Prima di tutto parte dell'assioma che il blocco è soltanto un blocco sulla carta e che perciò il diritto internazionale permette di violarlo. La Francia ha richiesto che il blocco sia rimosso con la forza. In pratica la soluzione della questione sta quindi nelle mani dell'Inghilterra, che ha un motivo grave e imperioso per compiere tale passo: per la precisione, ha bisogno del cotone americano. Si può far notare, incidentalmente, che non è ben chiaro in che modo un " blocco che esiste solo sulla carta " possa impedire la spedizione del cotone. " Ciò nonostante ", esclama l'Economist, " l'Inghilterra deve rispettare il blocco ". Avendo motivato questo giudizio con una serie di sofismi, alla fine arriva al nocciolo della questione.
" Non sarebbe auspicabile in un caso del genere - scrive - che il nostro governo compisse qualche passo o intraprendesse qualche azione sulla quale l'intero paese non si trovasse sinceramente e spontaneamente d''ccordo... Ora noi dubitiamo che la massa del popolo britannico sia già preparata a qualche intervento che abbia la minima parvenza di spalleggiare una repubblica schiavista o di contribuire alla sua costituzione. Il sistema sociale degli stati confederati è basato sulla schiavitù; i federalisti hanno fatto quanto potevano... per persuaderci che la schiavitù sta alla radice del movimento di secessione, e che loro, i federalisti, erano ostili alla schiavitù; e la schiavitù suscita il nostro più vivo orrore ed abominio.
Ma il vero errore del movimento popolare consiste in questo: ...non lo scioglimento dell'Unione, ma il suo ripristino equivarrebbe a rinsaldare e perpetuare la schiavitù dei negri, ed è l'indipendenza del Sud e non la sua sconfitta che noi dobbiamo auspicare con fiducia per un pronto miglioramento ed una definitiva scomparsa della schiavitù da noi aborrita... noi abbiamo la speranza di chiarire presto questo punto ai nostri lettori. Ma non è ancora chiaro. La maggioranza degli inglesi pensa ancora diversamente; e finché si penserà così, qualunque intervento da parte del nostro governo per metterci in una posizione di vera opposizione al Nord, e di conseguente alleanza con il Sud, sarebbe sostenuto ben poco dalla sincera collaborazione della nazione britannica "[2].
In altre parole: il tentativo di un intervento del genere provocherebbe la caduta del governo. E questo spiega anche perché il Times si pronunzi tanto decisamente contro qualsiasi intervento e in favore della neutralità dell'Inghilterra.
Die Presse, 4 febbraio 1862
1. Liverpool Daily Post, 13 gennaio 1862.
2. Economist, 25 gennaio 1862.
Ultima modifica 2.10.2000