[ Indice di Per la Critica dell'Economia Politica ]
Il denaro, a differenza della moneta, che è il risultato del processo di circolazione nella forma M - D - M, costituisce il punto di partenza del processo di circolazione nella forma D - M - D, ossia lo scambio di denaro con merce per scambiare merce con denaro. Nella forma M - D - M il punto di partenza e il punto finale del movimento sono costituiti dalla merce, nella forma D - M - D dal denaro. Nel primo movimento, lo scambio della merce è mediato dal denaro, nella seconda è la merce che media il divenire denaro del denaro. Il denaro che nella prirna forma è semplice mezzo, appare nella seconda come scopo finale della circolazione, mentre la merce, la quale nella prima forma appare come scopo finale, nella seconda appare come semplice mezzo. Siccome il denaro è esso stesso già risultato della circolazione M - D - M, nella forma D - M - D il risultato della circolazione appare allo stesso tempo come suo punto di partenza. Mentre in M - D - M il reale contenuto è il ricambio organico, nel secondo processo D - M - D il reale contenuto è costituito dall'esistenza formale della merce stessa, sorta da quel primo processo.
Nella forma M - D - M entrambi gli estremi sono merci della medesima grandezza di valore, ma allo stesso tempo valori d'uso qualitativamente differenti. Il loro scambio M - M è reale ricambio organico. Nella forma D - M - D invece entrambi gli estremi sono oro e allo stesso tempo oro della medesima grandezza di valore. Pare cosa assurda scambiare oro con merce per scambiare merce con oro o, considerando il risultato D - D, scambiare oro con oro. Ma traducendo D - M - D nella formula comprare per vendere, il che null'altro significa se non scambiare oro con oro per effetto di un movimento mediatore, si riconoscerà subito la forma dominante della produzione borghese. Ma in pratica non si compera per vendere, bensì si compra a poco prezzo per vendere a prezzo più caro. Il denaro è scambiato con la merce per riscambiare questa stessa merce con una quantità maggiore di denaro, cosicchè gli estremi D - D sono differenti quantitativamente se non qualitativamente. Una differenza quantitativa di questo genere presuppone lo scambio di non equivalenti, mentre merce e denaro come tali non sono che forme antitetiche della merce stessa, quindi modi di esistenza differenti di una medesima grandezza di valore. Il ciclo D - M - D cela dunque sotto le forme di denaro e merce rapporti di produzione più sviluppati, ed è entro la circolazione semplice soltanto il riflesso di un movimento superiore. Dobbiamo quindi svolgere il denaro, a differenza dei mezzi di circolazione, dalla forma immediata della circolazione delle merci M - D - M.
L' oro, cioè la merce specifica che serve da misura dei valori e da mezzo di circolazione, diventa denaro senza ulteriore intervento della società. In Inghilterra, dove non è né misura dei valori né mezzo di circolazione dominante, l'argento non diventa denaro, allo stesso modo che l'oro, non appena fu detronizzato in Olanda come misura dei valori, cessò di esservi denaro. Una merce diventa dunque denaro in un primo tempo come unità della misura dei valori e del mezzo di circolazione, ossia l'unità della misura dei valori e del mezzo di circolazione è denaro. Ma come tale unità l'oro ha di nuovo un'esistenza indipendente e differenziata dalla propria esistenza in queste due funzioni. Come misura dei valori, l'oro è denaro e oro soltanto ideale; come semplice mezzo di circolazione è denaro e oro simbolico; ma nella sua semplice corporeità metallica, l'oro è denaro ossia il denaro è reale oro.
Consideriamo ora per un momento la merce in riposo oro, la quale è denaro, nel suo rapporto con le altre merci. Tutte le merci rappresentano nei loro prezzi una determinata somma d'oro, sono dunque soltanto oro rappresentato o denaro rappresentato, sono rappresentanti dell'oro, come, viceversa, nel segno di valore il denaro era apparso come semplice rappresentante dei prezzi delle merci [85]. Siccome in tal modo tutte le merci sono soltanto denaro rappresentato, il denaro è l'unica merce reale. In contrapposizione a tutte le merci che sono soltanto una rappresentazione dell'esistenza autonoma del valore di scambio, del lavoro sociale generale, della ricchezza astratta, l'oro è l'esistenza materiale della ricchezza astratta. Dal lato del valore d'uso ogni merce esprime solo un elemento della ricchezza materiale mediante la sua relazione con un particolare bisogno, esprime un lato puramente isolato della ricchezza. Ma il denaro soddisfa ogni bisogno in quanto è direttamente trasformabile nell'oggetto di ogni bisogno. Il suo valore d'uso è realizzato nella serie infinita dei valori d'uso che costituiscono il suo equivalente. Nella sua solida corporeità metallica contiene ripiegata ogni ricchezza materiale che nel mondo delle merci è dispiegata. Se dunque le merci nei loro prezzi rappresentano l'equivalente generale ossia la ricchezza astratta, l'oro, l'oro rappresenta nel suo valore d'uso i valori d'uso di tutte le merci. L'oro è perciò il rappresentante materiale della ricchezza materiale. E' il "précis de toutes choses" (Boisguillebert), è il compendio della ricchezza sociale. Ed è allo stesso tempo, quanto alla forma, l'incarnazione diretta del lavoro generale, e quanto al contenuto, la quintessenza di tutti i lavori reali. E' la ricchezza generale come individuo [86]. Nella sua figura di mediatore della circolazione, l'oro ha sofferto danni di ogni genere, è stato circonciso e perfino appiattito a pezzo di carta meramente simbolico. Come denaro si vede restituito il suo splendore aureo. Da servo diventa padrone [87]. Da semplice manovale diventa dio delle merci [88].
L'oro si era distaccato in un primo tempo, come denaro, dal mezzo di circolazione pel fatto che la merce interrompeva il processo della propria metamorfosi e permaneva nel proprio imbozzolamento aureo. Questo avviene sempre, non appena la vendita non si trasmuti in compera. L'autonomizzazione dell'oro come denaro è dunque anzitutto espressione percettibile della scissione del processo di circolazione, ossia della metamorfosi della merce, in due atti separati, esistenti indifferentemente l'uno accanto all'altro. La moneta stessa diventa denaro, non appena il suo corso è interrotto. Nella mano del venditore che la incassa per la propria merce, è denaro, non moneta; appena abbandona la sua mano, ridiventa moneta. Ognuno è venditore della merce unilaterale che produce, ma è compratore di tutte le altre merci di cui ha bisogno per l'esistenza sociale. Mentre il suo presentarsi come venditore dipende dal tempo di lavoro necessario per la produzione della sua merce, il suo presentarsi come compratore è condizionato dal costante rinnovamento dei bisogni vitali. Per poter comprare senza vendere, egli deve aver venduto senza comprare. Infatti la circolazione M - D - M è semplicemente l'unità in movimento della vendita e della compera in quanto è al contempo il costante processo della loro separazione. Affinchè il denaro fluisca costantemente come moneta, la moneta dovrà costantemente coagularsi in denaro. La circolazione costante della moneta è determinata dal suo costante ristagno in porzioni più o meno grandi, in fondi monetari di riserva che si formano in ogni senso entro la circolazione e ne sono condizione, la cui costituzione, distribuzione, dissoluzione e ricostituzione cambiano costantemente, la cui presenza scompare costantemente, la cui scomparsa è costantemente presente. Adam Smith ha espresso questa incessante trasformazione della moneta in denaro e del denaro in moneta dicendo che ogni possessore di merce debba avere costantemente come scorta una certa somma della merce generale con cui compera accanto alla merce particolare che vende. Abbiamo visto che nella circolazione M - D - M il secondo termine D - M si fraziona in una serie di compere che si compiono non tutte in una volta, bensì successivamente nel tempo, di modo che una porzione di D circola in quanto moneta, mentre l'altra è ferma in quanto denaro. Il denaro è qui di fatto null'altro che moneta sospesa, e i singoli elementi costitutivi della massa monetaria circolante appaiono costantemente varianti, ora in una forma ora nell'altra. Questa prima trasformazione del mezzo di circolazione in denaro rappresenta perciò un elemento puramente tecnico della circolazione del denaro stesso [89].
La prima forma naturale della ricchezza è quella della sovrabbondanza o dell'eccedenza, la parte dei prodotti non immediatamente richiesta come valore d'uso, ossia il possesso di prodotti il cui valore d'uso esca dall'ambito della mera necessità. Considerando il passaggio della merce al denaro abbiamo visto che questa sovrabbondanza o eccedenza dei prodotti, a un grado non sviluppato della produzione, costituisce la vera e propria sfera dello scambio di merci. Prodotti in sovrabbondanza sono prodotti scambiabili ossia merci. La forma d'esistenza adeguata di questa sovrabbondanza sono l'oro e l'argento, la prima forma in cui la ricchezza è trattenuta come ricchezza astrattamente sociale. Non soltanto possono essere conservate nella forma dell'oro o dell'argento, cioè nel materiale del denaro, le merci, ma l'oro e l'argento sono ricchezza in forma conservata. Ogni valre d'uso compie il suo servizio essendo consumato ossia essendo distrutto. Ma il valore d'uso dell'oro come denaro è quello di essere rappresentante del valore di scambio, di essere, in quanto materia grezza amorfa, materializzazione del tempo di lavoro generale. Come metallo amorfo, il valore di scambio ha una forma imperitura. L'oro o l'argento, immobilizzati come denaro, sono tesoro. Presso i popoli che hanno una circolazione puramente metallica, come presso gli antichi, la tesaurizzazione si manifesta come processo generale, dal singolo individuo fino allo Stato, il quale custodisce il proprio tesoro di Stato. In tempi antichi questi tesori appaiono in Asia e in Egitto nella custodia dei re e dei sacerdoti più come testimoni della potenza dei custodi. In Grecia e in Roma, la costituzione di tesori dello Stato, in quanto forma di sovrabbondanza sempre assicurata e sempre pronta, diventa una politica. Il rapido trasporto di tali tesori da un paese nell'altro ad opera di conquistatori, e la loro effusione, in parte improvvisa, nella circolazione, costituiscono una peculiarità dell'economia antica.
Come tempo di lavoro oggettivato, l'oro garantisce la propria grandezza di valore, e siccome è materializzazione del tempo di lavoro generale, il processo di circolazione gli garantisce la sua costante azione come valore di scambio. Per il semplice fatto che il possessore di merce può trattenere la merce nella sua figura di valore di scambio, ossia il valore stesso di scambio della merce come merce, lo scambio delle merci, al fine di riaverle nella figura trasformata dell'oro, diventa particolare motivo della circolazione. La metamorfosi della merce M - D ha luogo per amore della sua metamorfosi, per trasformare la merce da ricchezza naturale particolare in ricchezza sociale generale. Invece del ricambio organico diventa scopo a se stesso il cambiamento formale. Da semplice forma del movimento il valore di scambio si trasmuta in suo contenuto. Come ricchezza, come merce, la merce si conserva solo in quanto si conserva entro la sfera della circolazione, e in questo stato fluido essa si conserva soltanto in quanto si ossifica in argento e oro. Essa continua a fluire come cristallo del processo di circolazione. L'oro e l'argento però si fissano essi stessi come denaro solo in quanto non siano mezzi di circolazione. Come non-mezzi di circolazione diventano denaro. La sottrazione della merce alla circolazione, nella forma dell'oro, è dunque l'unico mezzo per tenerla costantemente entro la circolazione.
Il possessore di merce può riavere dalla circolazione come denaro soltanto quello che le dà come merce. Una costante vendita, un'ininterrotta immissione di merci nella circolazione, è quindi la prima condizione della tesaurizzazione dal punto di vista della circolazione delle merci. D'altra parte, il denaro si dilegua costantemente come mezzo di circolazione nello stesso processo di circolazione realizzandosi continuamente in valori e dissolvendosi in godimenti effimeri. Il denaro deve essere quindi strappato alla corrente consumatrice della circolazione, oppure la merce deve essere tenuta ferma nella sua prima metamorfosi impedendo al denaro di compiere la sua funzione di mezzo di acquisto. Il possessore di merce, ora divenuto tesaurizzatore, dovrà vendere il più possibile e comprare il meno possibile, come insegnava già Catone il Vecchio: patrem familias vendacem, non emacem esse. Allo stesso modo che l'industriosità è la condizione positiva della tesaurizzazione, la parsimonia ne è la condizione negativa. Quanto meno l'equivalente della merce in merci particolari o in valori d'uso è sottratto alla circolazione, tanto piu le è sottratto nella forma del denaro o del valore di scambio [90]. L' appropriazione della ricchezza nella sua forma generale comporta quindi la rinuncia alla ricchezza nella sua realtà materiale. L'istinto vivo della tesaurizzazione è quindi l'avarizia per la quale costituisce bisogno non la merce come valore d'uso, bensì il valore di scambio come merce. Per impossessarsi della sovrabbondanza nella sua forma generale, i bisogni particolari dovranno essere trattati come lusso e sovrabbondanza. Così, nel 1593 le Cortes facevano delle rimostranze a Filippo II in cui fra l'altro si diceva: "Le Cortes di Valladolid dell'anno 1586 pregarono Vostra Maestà di non consentire più l'importazione nel regno di candele, vetrerie, bigiotterie, coltelli e cose simili che vengono dall'estero, che, cose così inutili per la vita degli uomini, siano scambiati con oro, come se gli spagnuoli fossero indiani". Il tesaurizzatore disprezza i piaceri di questo mondo, caduchi ed effimeri, per dar la caccia al tesoro eterno che non è divorato né dai tarli né dalla ruggine, che è del tutto celeste e del tutto terreno. "La causa generale lontana della nostra mancanza di oro, - dice il Misselden nello scritto citato, - è il grande successo che si ha in questo regno del consumo di merci di paesi stranieri le quali a noi si rivelano come discommodities [*16] invece che commodities [*17] privandoci nettamente di altrettanto tesoro che altrimenti verrebbe importato al posto di questi giocattoli (toys). Fra di noi consumiamo un eccesso troppo vistoso di vini di Spagna, Francia, Renania, Levante; l'uva sultanina di Spagna, l'uva passita di Levante, i lawns (tipo di fine tela) e cambrics di Hainault, le seterie d'Italia, zucchero e tabacco delle Indie Occidentali, le spezie di quelle Orientali, tutto questo non costituisce un fabbisogno assoluto per noi, e purtuttavia queste cose si acquistano con del buon oro." [91] Come oro e argento la ricchezza è imperitura, sia perchè il valore di scambio esiste in metallo indeteriorabile, sia, in particolare, perche s'impedisce che l'oro e l'argento diventino, come mezzi di circolazione, la figura-denaro semplicemente dileguantesi della merce. Il contenuto non durevole è in tal modo sacrificato alla forma durevole. "Se il denaro, attraverso le imposte, è tolto a una persona che lo consuma mangiando e bevendo, ed è dato a persona che lo usa in miglioramenti del paese, nella pesca, nelle miniere, manifatture o anche in abiti, si avrà sempre un vantaggio per la comunità, poichè perfino gli abiti sono più durevoli di cibi e bevande. Se il denaro sarà usato per mobili di casa, il vantaggio sarà anche maggiore, ancora maggiore sarà nella costruzione di case, ecc., ma il vantaggio maggiore di tutti si avrà se nel paese saranno importati oro e argento, perchè questi beni soltanto sono veramente durevoli, anzi sono stimati come ricchezza in ogni tempo e in ogni luogo; tutto il resto non è che ricchezza pro hinc et nunc [*18]." [92] La sottrazione del denaro alla fiumana della circolazione e il suo salvataggio dal ricambio organico sociale si manifestano anche esteriormente nel sotterramento, cosicchè la ricchezza sociale, come tesoro durevole sotterraneo, è messa in un rapporto privato del tutto segreto con il possessore di merce. Il dottor Bernier, il quale per un certo tempo si trattenne a Delhi alla corte di Aurenzeb, narra come i mercanti sotterrino il loro denaro in segreto e a grande profondità, ma che lo fanno specialmente i pagani non maomettani, i quali hanno nelle loro mani quasi tutto il commercio e tutto il denaro, "fissi come sono nella fede che l'oro e l'argento nascosti durante la loro vita, serviranno loro dopo la morte, nell'altro mondo" [93]. Il tesaurizzatore è del resto, in quanto il suo ascetismo sia unito a una energica industriosità, in religione essenzialmente protestante e ancor più puritano. "Non si può negare che la compera e la vendita siano cose necessarie, indispensabili, e si possano usare anche cristianamente, in particolare in cose necessarie e onorevoli, poichè allo stesso modo hanno venduto e comprato anche i patriarchi bestiame, lana, grano, burro, latte e altri beni. Sono doni di Dio che egli dà dal grembo della terra e distribuisce fra gli uomini. Ma il commercio estero che porta qua merci da Calcutta e dalle Indie e simili, come sono le splendide sete e i lavori in oro e le spezie che servono solo alla magnificenza e non ad utilità alcuna, e succhiano il denaro al paese e alla gente, non dovrebbe essere ammesso, se avessimo un regime e dei principi. Ma di questo non intendo scrivere ora, poichè penso che alla fine, quando non avremo più denaro, dovremo abbandonarle da noi stessi, come anche le gioie e le grandi mangiate: giacchè non gioverà né scritto né insegnamento finchè non ci costringeranno il bisogno e la povertà." [94]
In epoche di commozioni del ricambio organico sociale, perfino nella società borghese sviluppata, si verifica il sotterramento del denaro come tesoro. La connessione sociale nella sua forma compatta - pel possessore di merce questa connessione consiste nella merce, e l'esistenza adeguata della merce è il denaro - viene salvata dal pericolo del movimento sociale. Il nervus rerum sociale viene seppellito accanto al corpo di cui è nerbo.
Ora, il tesoro sarebbe semplicemente metallo inutile, la sua anima di denaro gli sarebbe sfuggita, ed esso rimarrebbe indietro come cenere bruciata della circolazione, come suo caput mortuum, se non si trovasse in costante tensione nei confronti di quest'ultima. Il denaro, ossia il valore di scambio fattosi indipendente è, per sua qualità, esistenza della ricchezza astratta, d'altro lato però ogni somma di denaro data è una grandezza di valore quantitativamente limitata. Il limite quantitativo del valore di scambio è in contraddizione con la sua generalità qualitativa, e il tesaurizzatore sente il limite come barriera che, di fatto, al contempo si trasmuta in barriera qualitativa, ossia fa del tesoro il rappresentante solo limitato della ricchezza materiale. Il denaro, come eguivalente generale, si raffigura, come abbiamo visto, direttamente in una equazione in cui il denaro stesso costituisce uno dei termini, e la serie infinita delle merci ne costituisce l'altro. Dipenderà dalla grandezza del valore di scambio la misura in cui si realizzerà approssimativamente come tale serie infinita, vale a dire corrisponderà al proprio concetto di valore di scambio. Il movimento del valore di scambio come valore di scambio, come automa, in generale non potrà essere che quello di oltrepassare il proprio limite quantitativo. Ma, oltrepassando un limite quantitativo del tesoro, si creerà una nuova barriera che dovrà a sua volta essere superata. Non è un limite determinato del tesoro che si presenta come barriera bensì ogni suo limite. La tesaurizzazione non ha dunque limite immanente, non ha misura in sé, è bensì un processo infinito che in ogni suo risultato trova un motivo del proprio inizio. Se il tesoro si aumenta soltanto conservandolo, è però anche vero che si conserva soltanto aumentandolo.
Il denaro non è soltanto un oggetto della smania di arricchimento, ne è l'oggetto. Questa smania è essenzialmente auri sacra fames. La smania di arricchimento. a differenza della smania di una particolare ricchezza naturale o di valori d'uso come vestiti, gioie, greggi, ecc., è possibile soltanto non appena la ricchezza generale come tale è individualizzata in una cosa particolare e quindi può essere fissata come merce singola. Il denaro appare quindi altrettanto come oggetto quanto come fonte della smania d'arricchimento [95]. In fondo e di fatto si tratta di questo: il valore di scambio come tale, e con ciò il suo aumento, diventano fine. L'avarizia fissa il tesoro non consentendo al denaro di diventare mezzo di circolazione, ma la bramosia dell'oro ne conserva l'anima-denaro, la sua costante tensione nei confronti della circolazione.
Ora, l'attività mediante la quale viene formato il tesoro, è da un lato la sottrazione del denaro alla circolazione mediante una vendita costantemente ripetuta, dall'altro un semplice accatastare, un'accumulazione. Infatti, è soltanto nella sfera dclla circolazione semplice, e cioè nella forma della tesaurizzazione, che avviene l'accumulazione della ricchezza come tale, mentre, come vedremo più avanti, le altre cosiddette forme dell'accumulazione sono considerate accumulazione solo abusivamente, solo per una reminiscenza della accumulazione semplice del denaro. Tutte le altre merci sono accumulate o come valori d'uso, e allora la specie della loro accumulazione è determinata dalla particolarità del loro valore d'uso. L'accumulazione di grano p. es. richiede particolari provvidenze. L'accumulazione di pecore fa di me un pastore, l'accumulazione di schiavi e di terre rende necessari rapporti di signoria e di servaggio, ecc. La costituzione di scorte della ricchezza particolare richiede processi particolari, differenziati dall'atto semplice della accumulazione stessa, e sviluppa lati particolari dell'individualità. Oppure, la ricchezza in forma di merci viene accumulata come valore di scambio, e allora l'accumulazione appare come operazione commerciale o specificamente economica. Il soggetto di quest'ultima diventa mercante di cereali, mercante di bestiame, ecc. L'oro e l'argento sono denaro non per effetto di una attività qualsiasi dell'individuo che li accumula, bensì come cristalli del processo di circolazione che ha luogo senza il suo intervento. L'individuo non ha da fare null'altro che metterli da parte e accumulare peso su peso, attività del tutto priva di contenuto la quale, applicata a tutte le altre merci, svaluterebbe queste ultime [96].
Il nostro tesaurizzatore appare come martire del valore di scambio, come santo asceta sulla sommità della colonna metallica. A lui sta a cuore solo la ricchezza nella sua forma sociale, e perciò la sotterra sottraendola alla società. Egli esige la merce nella sua forma sempre suscettibile di circolazione, e perciò la sottrae alla circolazione. Egli va in estasi pel valore di scambio, e perciò non scambia nulla. La forma fluida della ricchezza e il suo petrificato, l'elisir di vita e la pietra filosofale, turbinano in una folle, spettrale
ridda alchimistica. Nella sua immaginaria smania di piacere illimitato egli rinuncia a tutti i piaceri. Siccome egli vuole soddisfare tutti i bisogni sociali, soddisfa a mala pena il naturale bisogno corporale. Fissando la ricchezza nella sua corporeità metallica, la fa evaporare fino a ridurla a semplice chimera. Ma in realtà l'accumulazione del denaro per amor del denaro è la forma barbarica della produzione per amor della produzione, ossia lo sviluppo delle forze produttive del lavoro sociale al di là dei limiti dei bisogni tradizionali. Quanto meno sviluppata è la produzione delle merci, tanto più importante sarà la prima autonomizzazione del valore di scambio come denaro, la tesaurizzazione, la quale ha perciò una funzione importante presso i popoli antichi, in Asia fino ai giorni nostri, e presso i moderni popoli rurali, dove il valore di scambio non ha ancora afferrato tutti i rapporti di produzione. La funzione specificamente economica della tesaurizzazione entro la circolazione metallica stessa la considereremo subito, ma prima accenneremo ancora a un'altra forma di tesaurizzazione.
Astraendo completamente dalle loro qualità estetiche, le merci d'argento e d'oro sono, in quanto il materiale di cui consistono è il materiale del denaro, trasformabili in denaro allo stesso modo che oro monetato o oro in verghe sono trasformabili in quelle merci. Siccome l'oro e l'argento sono il materiale della ricchezza astratta, la massima ostentazione della ricchezza consiste nell'usarli come valori d'uso concreti, e se il possessore di merci a certi gradi della produzione nasconde il proprio tesoro, egli è indotto, in ogni caso in cui possa farlo con sicurezza, ad apparire dinanzi agli altri possessori di merci come rico hombre. Egli copre d'oro se stesso e la sua casa [97]. In Asia, particolarmente nelle Indie, dove la tesaurizzazione ancora non si presenta, come nell'economia borghese, come funzione subordinata del meccanismo della produzione complessiva e la ricchezza è invece trattenuta in questa forma come ultimo fine, le merci d'oro e d'argento non sono veramente che una forma estetica di tesoro. Nella Inghilterra medievale, le merci d'oro e d'argento erano legalmente considerate come semplice forma di tesoro, poichè il loro valore veniva aumentato solo in misura scarsa dal lavoro rozzo aggiuntovi. Loro scopo era di essere rigettate nella circolazione, e la loro finezza era quindi prescritta allo stesso modo che lo era quella della moneta stessa. L'uso crescente dell'oro e dell'argento come oggetti di lusso, data la ricchezza crescente, è cosa tanto semplice che per gli antichi risultava chiarissima [98] mentre gli economisti moderni hanno posto la tesi errata che l'uso di merci d'argento e d'oro non aumenta in proporzione dell'aumento della ricchezza, bensì soltanto in proporzione della diminuzione del valore dei metalli nobili. Le loro elucidazioni, per altro esatte, sull'uso dell'oro della California e dell'Australia, rivelano quindi sempre una deficienza, poichè l'aumento nell'uso dell'oro come materia prima non è giustificato nella loro immaginazione dalla corrispondente diminuzione del suo valore. Dal 1810 nl 1830, come conseguenza della lotta fra le colonie americame e la Spagna e dell'interruzione del lavoro nelle miniere per effetto delle rivoluzioni, la produzione media annua dei metalli nobili era diminuita di più della metà. La diminuzione della moneta circolante in Europa ammontava quasi a l/6 paragonando il 1829 con il 1809. Quindi, benchè la quantità della produzione fosse diminuita e le spese di produzione, se pure mutate, fossero aumentate, il consumo dei metalli pregiati come oggetti di lusso ciò nondimeno aumentò in misura straordinaria, in Inghilterra già durante la guerra, sul continente a partire dalla pace di Parigi. Il consumo crebbe insieme con l'accrescersi della ricchezza generale [99]. Come legge generale si potrà affermare che la trasformazione di denaro aureo e argenteo in oggetti di lusso prevale in periodi di pace, e la loro ritrasformazione in verghe o anche in moneta prevale soltanto in situazioni tempestose [100]. L'importanza della proporzione fra il tesoro d'oro e d'argento esistente in forma di oggetti di lusso e il metallo nobile adibito a denaro si potrà capire vedendo che nel 1829 la proporzione era in Inghilterra, secondo Jacob, di 2 a 1, ma che in tutt'Europa e in America il metallo nobile esisteva per 1/4 di più in oggetti di lusso che non in denaro.
Abbiamo visto che la circolazione del denaro è soltanto la manifestazione della metamorfosi delle merci o del cambiamento di forma in cui si compie il ricambio organico sociale. Insieme con la somma variante dei prezzi delle merci circolanti, ossia con il volume delle loro simultanee metamorfosi da un lato, insieme con ogni singola velocità del loro cambiamento formale dall'altro, la quantità complessiva dell'oro circolante doveva quindi costantemente espandersi o contrarsi, cosa possibile soltanto a condizione che la quantità complessiva del denaro presente in un paese si trovi continuamente in un rapporto variante con la quantità del denaro presente nella circolazione. Questa condizione è adempiuta dalla tesaurizzazione. Se i prezzi diminuiscono oppure se aumenta la velocità di circolazione, i serbatoi tesauriferi assorbono la parte del denaro che la circolazione secerne; se i prezzi aumentano, oppure se diminuisce la velocità di circolazione, i tesori si aprono e riaffluiscono in parte nella circolazione. L'irrigidimento del denaro circolante in tesoro e l'effusione dei tesori nella circolazione è un movimento oscillatorio costantemente variante, nel quale il prevalere dell'una o dell'altra direzione è determinato esclusivamente dalle oscillazioni della circolazione delle merci. In tal modo i tesori si presentano come canali di afflusso e di deflusso del denaro circolante, cosicchè circola sempre come moneta soltanto la quantità di denaro richiesta dai bisogni immediati della circolazione stessa. Se il volume della circolazione complessiva si espande improvvisamente e se l'unità fluida di vendita e di compera prevale, in modo che però la somma complessiva dei prezzi da realizzarsi cresca anche più rapidamente della velocità della circolazione del denaro, i tesori si vuoteranno a vista d'occhio; non appena il movimento complessivo ristagna in modo inusuale, oppure si consolida la separazione fra vendita e compera, il mezzo di circolazione si irrigidisce a denaro in proporzioni molto vistose, e i serbatoi tesauriferi si riempiono molto al di sopra del loro livello medio. In paesi a circolazione solo metallica o a livello di produzione poco elevato, i tesori sono frazionati all'infinito e disseminati su tutta la superficie del paese, mentre in paesi borghesemente sviluppati sono concentrati nei serbatoi delle banche. Il tesoro non è da confondersi con la riserva monetaria, la quale costituisce a sua volta un elemento della quantità complessiva di denaro sempre in circolazione, mentre il rapporto attivo fra tesoro e mezzo di circolazione presuppone la diminuzione o l'aumento di quella quantità complessiva. Le merci in oro e in argento, come abbiamo visto, costituiscono anch'esse un canale di deflusso dei metalli pregiati, come pure una fonte latente di afflusso. In tempi normali la loro prima funzione soltanto è importante per l'economia della circolazione metallica [101].
Le due forme nelle quali il denaro si differenziava dal mezzo di circolazione, erano quella della moneta sospesa e quella del tesoro. La prima forma rifletteva nella trasformazione passeggera della moneta in denaro, che il secondo termine di M - D - M, la compera D - M, entro una determinata sfera di circolazione, deve frazionarsi in una serie di compere successive. Ma la tesaurizzazione si basava semplicemente sull'isolamento dell'atto M - D il quale non proseguiva a D - M, ossia era null'altro che lo sviluppo autonomo della prima metamorfosi della merce, il denaro, sviluppato come esistenza alienata di tutte le merci in contrapposizione al mezzo di circolazione come esistenza della merce nella sua forma sempre alienantesi. La riserva monetaria e il tesoro non erano che denaro come non-mezzi di circolazione, non-mezzi di circolazione però solo perchè non circolavano. Nella definizione in cui considereremo ora il denaro, esso circola o entra nella circolazione, ma non con la funzione del mezzo di circolazione. Come mezzo di circolazione il denaro è sempre stato mezzo di acquisto, ora agirà da non-mezzo d'acquisto.
Non appena il denaro, mediante la tesaurizzazione, è sviluppato come esistenza della ricchezza sociale astratta e come rappresentante materiale della ricchezza materiale, in questa sua definizione come denaro acquisisce entro il processo di circolazione funzioni particolari. Se il denaro circola come semplice mezzo di circolazione, e con ciò come mezzo di acquisto, si presuppone che la merce e il denaro si stanno di fronte contemporaneamente, che dunque la medesima grandezza di valore è presente in duplice modo, a un polo come merce nelle mani del venditore, all'altro come denaro nelle mani del compratore. Questa esistenza contemporanea dei due equivalenti a poli opposti e il loro contemporaneo cambiamento di posto, ossia la loro vicendevole alienazione, presuppongono a loro volta che venditore e compratore si riferiscano l'uno all'altro soltanto come possessori di equivalenti presenti. Ma il processo della metamorfosi delle merci, il quale produce differenti definizioni formali del denaro, metamorfizza anche i possessori di merci, ossia modifica i caratteri sociali con cui si appaiono reciprocamente. Nel processo di metamorfosi della merce, il custode della merce cambierà pelle tutte le volte che la merce si muova o che il denaro nasca in nuove forme. Così, in origine i possessori di merci si stavano di fronte soltanto come possessori di merci e diventavano poi, l'uno venditore, l'altro compratore, in seguito ognuno in modo alternato compratore e venditore, poi tesaurizzatore, infine uomo ricco. Così, i possessori di merci non escono dal processo di circolazione come vi sono entrati. Infatti le differenti definizioni formali acquisite dal denaro nel processo di circolazione, non sono altro che il cambiamento formale cristallizzato delle merci stesse, il quale a sua volta è null'altro che l'espressione oggettuale delle mutevoli relazioni sociali nelle quali i possessori di merci compiono il loro ricambio organico. Nel processo di circolazione nascono nuovi rapporti di traffico, e come rappresentanti di questi rapporti modificati i possessori di merci acquisiscono nuovi caratteri. Allo stesso modo che entro la circolazione interna il denaro si idealizza e la semplice carta, come rappresentante dell'oro, esegue la funzione del denaro, il medesimo processo dà al compratore o al venditore, che vi entra come semplice rappresentante di denaro o di merce, ossia rappresenta denaro futuro o merce futura, la efficacia del venditore o compratore reale. Tutte le definizioni formali nelle quali si sviluppa l'oro come denaro, sono soltanto lo svolgimento delle definizioni racchiuse nella metamorfosi delle merci, le quali però, nella circolazione semplice del denaro, nell'aspetto del denaro come moneta o nel movimento M - D - M quale unità progrediente, non sono secrezioni giunte a forma autonoma, oppure, come p. es. l'interruzione della metamorfosi della merce, sono apparse come semplici possibilità. Abbiamo visto che nel processo M - D la merce, come valore d'uso reale e come valore di scambio ideale, si riferiva al denaro come valore di scambio reale e valore d'uso soltanto ideale. Alienando la merce come valore d'uso, il compratore ha realizzato il valore di scambio della merce e il valore d'uso del denaro. Viceversa, alienando il denaro come valore di scambio, il compratore ha realizzato il valore d'uso del denaro e il prezzo della merce. Ha avuto luogo un corrispondente cambiamento di posto da parte della merce e del denaro. Il processo vivo di questa antitesi duplicemente polare è ora scisso a sua volta nella sua realizzazione. Il venditore aliena la merce realmente e realizza il suo prezzo in un primo tempo di nuovo solo idealmente. L'ha venduta al suo prezzo, il quale è però realizzato soltanto in un'epoca posteriore stabilita. Il compratore compera in quanto rappresentante di denaro futuro, mentre il venditore vende in quanto possessore di merce attuale. Dalla parte del venditore la merce è realmente alienata come valore d'uso, senza che essa sia realmente realizzata come prezzo, dalla parte del compratore il denaro è realmente realizzato nel valore d'uso della merce senza che sia realmente alienato come valore di scambio. Al posto del segno di valore di prima, qui è il compratore stesso che rappresenta simbolicamente il denaro. Ma come prima il simbolismo generale del segno di valore provocava la garanzia e il corso forzoso da parte dello Stato, ora il simbolismo personale del compratore provoca dei contratti privati legalmente coattivi fra i possessori di merci.
Viceversa, nel processo D - M il denaro può essere alienato come reale mezzo di acquisto, e il prezzo della merce essere in tal modo realizzato prima che sia realizzato il valore d'uso del denaro o la merce sia alienata. Questo ha luogo p. es. nella forma comunissima del pagamento anticipato. Oppure nella forma in cui il governo inglese compera l'oppio dei ryots in India, oppure commercianti stranieri domiciliati in Russia comprano in gran parte prodotti nazionali russi. In questo modo però il denaro agisce soltanto nella forma già nota del mezzo d'acquisto e quindi non acquisisce una nuova definizione formale [102]. Non ci soffermeremo perciò su quest'ultimo caso, ma osserveremo, con riferimento alla figura trasformata in cui entrambi i processi D - M e M - D qui si presentano, che la differenza puramente intenzionale fra compera e vendita, come appare immediatamente nella circolazione, diventa ora difrerenza reale pel fatto che nell'una delle forme è presente solo la merce e nell'altra solo il denaro, in entrambe le forme però soltanto l'estremo da cui parte l'iniziativa. Inoltre entrambe le forme hanno in comune che in tutte e due l'uno degli equivalenti è presente solo nella volontà comune del compratore e del venditore, volontà che vincola entrambi e acquisisce determinate forme legali.
Venditore e compratore diventano creditore e debitore. Se il possessore di merce, come custode del tesoro, recitava una parte piuttosto buffa, ora egli diventa terrificante in quanto concepisce non se stesso, bensì il suo prossimo, come esistenza di una determinata somma di denaro e rende martire del valore di scambio non se stesso, bensì il prossimo. Da credente diventa creditore, dalla religione precipita nella giurisprudenza.
"I stay here on my bond!" [*19]
Dunque, nella forma modificata M - D, nella quale la merce è presente e il denaro è soltanto rappresentato, il denaro funziona in un primo momento come misura dei valori. Il valore di scambio della merce è stimato nel denaro come sua misura, ma come valore di scambio misurato contrattualmente il prezzo esiste non soltanto nella mente del venditore, bensì al contempo come misura del debito del compratore. Secondo, il denaro funziona qui da mezzo di acquisto benchè proietti soltanto l'ombra della sua esistenza futura. Esso trae cioè la merce dal suo posto, dalla mano del venditore in quella del compratore. Quando scade il termine dell'adempimento del contratto, il denaro entra nella circolazione, poichè cambia posto e passa dalle mani del compratore passato in quelle del venditore passato. Ma non entra nella circolazione come mezzo di circolazione o mezzo di acquisto. Come tale ha funzionato prima di esserci, e si presenta dopo aver cessato di funzionare come tale. Invece entra in circolazione come unico equivalente adeguato della merce, come esistenza assoluta del valore di scambio, come ultima parola del processo di scambio, in breve come denaro, e cioè come denaro nella funzione determinata di mezzo di pagamento generale. In questa funzione come mezzo di pagamento il denaro appare come la merce assoluta, ma entro la circolazione stessa, non come il tesoro al di fuori di questa. La differenza fra mezzo d'acquisto e mezzo di pagamento si fa notare in modo assai spiacevole nelle epoche di crisi commerciali [103].
In origine, nella circolazione, la trasformazione del prodotto in denaro appare soltanto come necessità individuale per il possessore di merce in quanto il suo prodotto non è valore d'uso per lui, ma deve appena diventarlo mediante la sua alienazione. Ma per pagare alla scadenza contrattuale, egli dovrà prima aver venduto merce. In modo del tutto indipendente dai suoi bisogni individuali la vendita è quindi, per effetto del movimento del processo di circolazione, trasformata per lui in una necessità sociale. Come compratore passato di una merce, egli diventa per forza venditore di un'altra merce, non per ricevere il denaro come mezzo d'acquisto, bensì come mezzo di pagamento, come forma assoluta del valore di scambio. La trasformazione della merce in denaro come atto conclusivo, ossia la prima metamorfosi della merce come fine a se stessa, che nella tesaurizzazione sembrava un capriccio del possessore di merce, è ora diventata una funzione economica. Il motivo e il contenuto della vendita, per pagare, è contenuto dello stesso processo di circolazione derivante dalla forma di quest'ultimo.
In questa forma di vendita la merce compie il proprio cambiamento di posto, circola mentre differisce la sua prima metamorfosi, la sua trasformazione in denaro. Dalla parte del compratore invece si compie la seconda metamorfosi, ossia denaro è ritrasformato in merce prima che sia compiuta la prima metamorfosi, ossia prima che merce sia stata trasformata in denaro. La prima metamorfosi si presenta quindi qui nel tempo dopo la seconda. E con ciò il denaro, la figura della merce nella sua prima metamorfosi, acquisisce una nuova definizione formale. Il denaro, ossia lo sviluppo autonomo del valore di scambio, non è più la forma mediatrice della circolazione delle merci, ne è bensì il risultato conclusivo.
Che simili vendite a tempo, nelle quali entrambi i poli della vendita esistono separati nel tempo, nascano naturalmente dalla circolazione semplice delle merci, non ha bisogno di essere dimostrato nei particolari. In un primo momento lo sviluppo della circolazione comporta che la reciproca presenza dei medesimi possessori di merce come venditore e come compratore si ripeta. Il fenomeno ripetuto non rimane soltanto casuale, ma la merce è p. es. ordinata per un termine di tempo futuro, in cui dovrà essere fornita e pagata. In questo caso la vendita è compiuta idealmente, cioè nel nostro caso giuridicamente senza che merce e denaro si presentino in carne ed ossa. Entrambe le forme del denaro come mezzo di circolazione e come mezzo di pagamento qui coincidono ancora poichè merce e denaro cambiano di posto allo stesso tempo, e d'altra parte il denaro non compera la merce, ma realizza il prezzo della merce venduta in precedenza. Inoltre la natura di una serie di valori d'uso comporta che questi siano realmente alienati, non con la effettiva consegna della merce, bensì mediantela sua cessione per un determinato tempo. P. es., se l'uso di una casa è venduto per un mese, il valore d'uso della casa è fornito solo alla fine del mese benchè la casa cambi di mano all'inizio del mese. Siccome la cessione di fatto del valore d'uso e la sua reale alienazione qui si distaccano nel tempo, la realizzazione del prezzo del valore d'uso avrà luogo anch'essa più tardi che non il suo cambiamento di posto. Infine però la differenza nella durata del tempo e nell'epoca, in cui sono prodotte le differenti merci, comporta che l'uno si presenti come venditore mentre l'altro non può ancora presentarsi come compratore, e, data una frequente ripetizione di compera e vendita fra i medesimi possessori di merce, i due momenti della vendita si distanzieranno a seconda delle condizioni di produzione delle loro merci. Così ha origine un rapporto di creditore e di debitore fra i possessori di merce che costituisce, è vero, la base naturale del sistema di credito, ma potrà essere completamente sviluppato prima che esista questo ultimo. E' chiaro tuttavia che, con il perfezionamento del sistema di credito, della produzione borghese in genere dunque, la funzione del denaro come mezzo di pagamento si estenderà a spese della sua funzione di mezzo di acquisto e ancor più come elemento di tesaurizzazione. In Inghilterra p. es. il denaro come moneta è confinato quasi esclusivamente nella sfera del commercio al minuto e del piccolo commercio fra produttori e consumatori, mentre come mezzo di pagamento esso domina la sfera delle grandi transazioni commerciali [104].
Come mezzo generale di pagamento il denaro diventa la merce generale dei contratti, in un primo tempo soltanto entro la sfera della circolazione delle merci [105]. Ma con il suo sviluppo in questa funzione, un pò alla volta tutte le altre forme del pagamento si riducono a pagamento in denaro. Il grado al quale il denaro è sviluppato come mezzo esclusivo di pagamento, indica il grado in cui il valore di scambio si è impadronito della produzione nella sua profondità e ampiezza [106].
In un primo momento la massa del denaro circolante come mezzo di pagamento è determinata dall'ammontare dei pagamenti, ossia dalla somma dei prezzi delle merci alienate, non di quelle da alienarsi come succede nella circolazione semplice del denaro. La somma così determinata viene però modificata in duplice maniera, primo dalla velocità con cui la stessa moneta ripete la stessa funzione ovvero la massa dei pugamenti si presenti come catena progrediente di pagamenti. A paga B, dopo di che B paga C, e così avanti. La velocità con cui una medesima moneta ripete la sua funzione di mezzo di pagamento dipende da un lato dalla concatenazione dei rapporti di creditore e debitore fra i possessori di merci, cosicchè un medesimo possessore di merce è creditore di fronte all'uno, debitore di fronte all'altro, ecc., d'altro lato dipende dalla durata di tempo che separa i difrerenti termini di pagamento. Questa catena di pagamenti, ossia di prime metamorfosi posticipate delle merci, differisce qualitativamente dalla catena delle metamorfosi che si manifesta nella circolazione del denaro in quanto mezzo di circolazione. Quest'ultima non soltanto appare in successione temporale, bensì diviene in essa per la prima volta. La merce diventa denaro, poi di nuovo merce, e in tal modo rende possibile all'altra merce di diventare denaro, ecc., ossia il venditore diventa compratore, per il quale fatto un altro possessore di merce diventa venditore. Questa connessione nasce casualmente nel processo stesso dello scambio di merci. Ma che il denaro con cui A ha pagato B, venga pagato successivamente da B a C, da C a D, ecc., e questo in momenti succedentisi rapidamente: in questa connessione esteriore viene alla luce semplicemente una connessione sociale già presente bell'e pronta. Il medesimo denaro non passa per mani differenti perchè si presenta come mezzo di pagamento, bensì circola come mezzo di pagamento, perchè mani differenti si sono già unite in una stretta. La velocità con la quale circola il denaro come mezzo di pagamento, mostra dunque un'attrazione molto più profonda dei singoli individui nel processo di circolazione che non la velocità con la quale il denaro circola come moneta o mezzo d'acquisto.
La somma dei prezzi di compere e di vendite contemporanee e quindi giustapposte nello spazio costituisce il limite entro il quale la massa monetaria può essere sostituita dalla velocità di circolazione. Questa barriera viene a mancare pel denaro in funzione di mezzo di pagamento. Se in un punto si concentrano pagamenti da farsi allo stesso tempo, cosa che naturalmente si verifica solo nei grandi centri di raccolta della circolazione delle merci, i pagamenti, come grandezze negative e positive, si controbilanciano reciprocamente giacchè A deve pagare a B, ma allo stesso tempo deve ricevere il pagamento da C, ecc. La somma di denaro richiesta come mezzo di pagamento sarà quindi determinata non dalla somma dei prezzi dei pagamenti da realizzarsi contemporaneamente, bensì dalla loro maggiore o minore concentrazione e dalla grandezza del bilancio che rimane dopo la loro elisione vicendevole in quanto grandezze negative e positive. Dispositivi appositi per queste compensazioni nascono senza alcuno sviluppo del sistema creditizio, come p. es, nell'antica Roma. La considerazione di queste non rientra qui come non rientra qui la considerazione dei termini generali di pagamento, i quali si fissano ovunque in determinati circoli della società. Qui basti osservare che l'influsso specifico che questi termini esercitano sulle oscillazioni periodiche nella quantità del denaro circolante è stato indagato scientificamente soltanto in epoca recentissima.
In quanto i pagamenti si compensano come grandezze positive e negative non ha luogo alcun intervento di denaro reale. Il denaro si sviluppa qui solo nella sua forma di misura dei valori, da un lato nel prezzo della merce, dall'altro nella grandezza delle obbligazioni reciproche. Oltre alla sua esistenza ideale, il valore di scambio qui non acquisisce esistenza autonoma, nemmeno l'esistenza come segno di valore, ossia il denaro diventa soltanto moneta di conto ideale. La funzione del denaro come mezzo di pagamento racchiude dunque la contraddizione che da un lato, in quanto i pagamenti si compensano, esso agisce solo idealmente da misura, d'altro lato, in quanto il pagamento è da effettuarsi realmente, esso non entra nella circolazione come mezzo di circolazione transitorio, bensì come esistenza fissa dell'equivalente generale, nella qualità di merce assoluta, in breve, come denaro. Quindi, là dove si sono sviluppati la catena dei pagamenti e un sistema artificiale della loro compensazione, in epoche di commozioni che interrompono con violenza il corso dei pagamenti e perturbano il meccanismo della loro compensazione, il denaro trapassa improvvisamente dalla sua figura aerea, arzigogolata dal cervello, di misura dei valori a quella di solida moneta ossia mezzo di pagamento. In condizioni di produzione borghese sviluppata, dunque, in cui il possessore di merce è da lungo tempo diventato capitalista, conosce il suo Adam Smith e sorride con aria superiore della superstizione che vede come denaro unicamente l'oro e l'argento e ritiene che il denaro sia in generale, a differenza di altre merci, la merce assoluta, il denaro riappare improvvisamente, non come mediatore della circolazione, ma come unica forma adeguata del valore di scambio, come unica ricchezza, proprio come lo concepisce il tesaurizzatore. In quanto siffatta esclusiva esistenza della ricchezza, il denaro non si manifesta, come accade per esempio nel sistema monetario, nella svalutazione e mancanza di valore di tutta la ricchezza materiale soltanto rappresentate, bensì in quelle reali. E' questo quel particolare momento delle crisi del mercato mondiale che si chiama crisi monetaria. Il summum bonum, invocato in tali momenti con alte grida come unica ricchezza, è il denaro, il denaro contante, e accanto ad esso tutte le altre merci, appunto in quanto valori d'uso, sono inutili in quanto cose vane, giocattoli o, come dice il nostro dottor Martin Lutero, come meri agghindamenti e gran mangiate. Questo subitaneo trapasso del sistema creditizio a sistema monetario aggiunge il terrore teorico al panico pratico, e gli agenti della circolazione rabbrividiscono dinanzi al mistero impenetrabile dei loro propri rapporti [107].
I pagamenti, a loro volta, rendono necessario un fondo di riserva, una accumulazione di denaro come mezzo di pagamento. La costituzione di questi fondi di riserva non si presenta più, come accadeva per la tesaurizzazione, come attività aliena alla circolazione stessa, né, come accadeva per la riserva monetaria, come ristagno puramente tecnico della moneta, bensì, il denaro deve essere raccolto un po' alla volta per esser disponibile al momento di determinate future scadenze di pagamento. Mentre dunque la tesaurizznzione, nella forma astratta in cui è considerata arricchimento, diminuisce insieme con lo sviluppo della produzione borghese, aumenta quest'ultima tesaurizzazione, richiesta direttamente dal processo di scambio, ossia una parte dei tesori, che in generale si formano nella sfera della circolazione delle merci, viene assorbita come fondo di riserva di mezzi di pagamento. Quanto più la produzione borghese è sviluppata, tanto più questi fondi di riserva saranno limitati al minimo necessario. Locke ci dà nel suo scritto sull'abbassamento del saggio d'interesse [108] interessanti notizie sull'ammontare di questi fondi di riserva nella sua epoca. Da esse si vede quale parte considerevole del denaro circolante in genere assorbissero in Inghilterra i serbatoi di mezzi di pagamento proprio nell'epoca in cui il sistema bancario cominciava a svilupparsi.
La legge sulla quantità del denaro circolante, come risultava dalla considerazione della circolazione semplice del denaro, è modificata sostanzialmente dalla circolazione del mezzo di pagamento. Data la velocità di circolazione del denaro, sia in quanto mezzo di circolazione, sia in quanto mezzo di pagamento, la somma complessiva del denaro circolante in un dato periodo sarà determinata dalla somma complessiva dei prezzi delle merci da realizzarsi, più la somma complessiva dei pagamenti in scadenza della medesima epoca, meno i pagamenti che si elidono reciprocamente mediante compensazione. La legge generale secondo cui la massa del denaro circolante dipende dai prezzi delle merci, non è in tal modo affatto inficiata, poichè l'ammontare dei pagamenti stessi è determinato dai prezzi stabiliti per contratto. Ma risulta con lampante chiarezza che, anche presupposte invariate la velocità di circolazione e l'economia dei pagamenti, la somma dei prezzi delle masse di merci circolanti in un determinato periodo, p. es. in un giorno, e la massa del denaro circolante nel medesimo giorno non coincidono affatto, poichè circola una massa di merci il cui prezzo sarà realizzato in denaro solo in futuro, e circola una massa di denaro pel quale le merci corrispondenti sono da gran tempo uscite di circolazione. Quest'ultima massa stessa dipenderà dalla grandezza della somma di valore dei pagamenti in scadenza nello stesso giorno, benchè siano contratti in periodi del tutto diversi.
Abbiamo visto che il cambiamento nel valore dell'oro e dell'argento non incide sulla loro funzione come misura dei valori o denaro di conto. Ma questo cambiamento acquista importanza decisiva per il denaro come tesoro, poichè con l'aumento o con la diminuzione del valore dell'oro e dell'argento aumenta o diminuisce la grandezza di valore del tesoro aureo o argenteo. E ancor più importante sarà per il denaro come mezzo di pagamento. Il pagamento avviene soltanto in epoca successiva alla vendita della merce, ossia il denaro agisce in due periodi diversi in due funzioni diverse, prima come misura dei valori, poi come mezzo di pagamento corrispondente a questa misurazione. Se nel frattempo cambia il valore dei metalli nobili, ossia il tempo di lavoro richiesto per la loro produzione, una medesima quantità di oro o di argento, presentandosi come mezzo di pagamento, avrà maggiore o minor valore che all'epoca in cui servì da misura dei valori o fu concluso il contratto. La funzione di una merce particolare, come l'oro e l'argento, quale denaro ossia valore di scambio autonomizzato, entra qui in collisione con la sua natura di merce particolare, la cui grandezza di valore dipende dal cambiamento dei suoi costi di produzione. La grande rivoluzione sociale provocata dalla caduta del valore dei metalli nobili in Europa è cosa altrettanto nota quanto la rivoluzione opposta causata in un'epoca remota dell'antica repubblica di Roma dall'aumento nel valore del rame in cui erano contratti i debiti dei plebei. Senza seguire oltre le oscillazioni nel valore dei metalli nobili nel loro influsso sul sistema dell'economia borghese, risulta già qui che la caduta nel valore dei metalli nobili favorisce i debitori a spese dei creditori e che, viceversa, un aumento nel loro valore favorisce i creditori a spese dei debitori.
L'oro diventa denaro che si differenzia dalla moneta soltanto ritirandosi come tesoro dalla circolazione, entrando poi in questa come non-mezzo di circolazione, ma abbattendo alla fine le barriere della circolazione interna per funzionare da equivalente generale nel mondo delle merci. In tal modo diventa moneta mondiale.
Allo stesso modo che le misure generali del peso dei metalli nobili servivano in origine da misure di valore, all'interno del mercato mondiale le denominazioni di conto del denaro sono di nuovo trasformate nelle corrispondenti denominazioni di peso. Allo stesso modo che il metallo grezzo amorfo (aes rude) era la forma originaria del mezzo di circolazione, e la forma monetaria in origine era essa stessa soltanto segno ufficiale del peso contenuto nei pezzi di metallo, il metallo nobile come moneta mondiale si toglie nuovamente figura e conio e ricade nella forma indifferente delle verghe, oppure, se monete nazionali circolano all'estero, come imperiali russi, talleri messicani e sovrane inglesi, il loro titolo diventa indifferente e vale soltanto il loro contenuto. Come denaro internazionale, infine, i metalli nobili compiono di nuovo la loro funzione originaria di mezzo di scambio, la quale, come lo stesso scambio di merci, non è nata all'interno della comunità naturale, bensì ai punti di contatto fra comunità differenti. Come moneta mondiale il denaro riacquista dunque la sua forma primaria spontanea. Abbandonando la circolazione interna, si toglie nuovamente di dosso le forme particolari sorte dallo sviluppo del processo di scambio entro quella sfera particolare, le sue forme locali come scala di misura dei prezzi, moneta, moneta divisionale e segno di valore.
Abbiamo visto che nella circolazione interna di un paese una sola merce serve da misura dei valori. Ma siccome in un paese questa funzione è esercitata dall'oro, nell'altro dall'argento, sul mercato mondiale vale una duplice misura dei valori, e il denaro raddoppia la sua esistenza anche in tutte le altre funzioni. La traduzione dei valori delle merci da prezzi in oro in prezzi in argento e viceversa, è determinata ogni volta dal valore relativo dei due metalli, il quale cambia costantemente e la cui fissazione appare quindi come costante processo. I possessori di merce di ogni sfera della circolazione interna sono costretti a usare per la circolazione esterna alternativamente l'oro e l'argento e a scambiare perciò il metallo che all'interno è considerato denaro con il metallo che in quel momento necessita loro come denaro all'estero. Ogni nazione usa dunque come moneta mondiale entrambi i metalli, l'oro e l'argento.
Nella circolazione internazionale delle merci l'oro e l'argento non appaiono come mezzi di circolazione, ma come mezzi generali di scambio. Il mezzo di scambio generale funziona però soltanto nelle due forme sviluppate di mezzo d'acquisto e di mezzo di pagamento il cui rapporto, tuttavia, sul mercato mondiale si inverte. Nella sfera della circolazione interna il denaro, in quanto era moneta, rappresentava il mediatore dell'unità in movimento M - D - M ossia la forma puramente transitoria del valore di scambio nell'incessante cambiamento di posto delle merci, agiva esclusivamente come mezzo d'acquisto. Sul mercato mondiale accade il contrario. L'oro e l'argento appaiono qui come mezzi di acquisto, se il ricambio è soltanto unilaterale, e quindi compera e vendita non coincidono. Il commercio confinario a Kiachta p. es. è in effetti e per contratto commercio di scambio in cui l'argento non è che misura di valore. La guerra del 1857-58 indusse i cinesi a vendere senza comprare. Allora improvvisamente l'argento appare come mezzo d'acquisto. Per un riguardo al tenore del contratto, i russi trasformarono monete francesi da cinque franchi in rozzi articoli d'argento che servivano da mezzo di scambio. L'argento funziona continuamente come mezzo d'acquisto fra Europa e America da un lato, l'Asia dall'altro, dove si fissa come tesoro. Inoltre i metalli funzionano da mezzi d'acquisto internazionali non appena l'equilibrio economico del ricambio organico fra due nazioni è interrotto all'improvviso, ad esempio nel caso che un cattivo raccolto costringa una delle due a comprare in misura straordinaria. Infine i metalli nobili sono mezzo d'acquisto internazionale nelle mani dei paesi produttori d'oro e d'argento, dove sono prodotto immediato e merce, e non forma modificata della merce. Quanto più si sviluppa lo scambio di merci fra sfere di circolazione nazionali diverse, tanto più si sviluppa la funzione della moneta mondiale come mezzo di pagamento per la compensazione dei bilanci internazionali.
Come la circolazione interna, così anche la circolazione internazionale richiede una quantità di oro e di argento sempre mutevole. Una parte dei tesori accumulati serve quindi presso ogni popolo come fondo di riserva della moneta mondiale che ora si svuota, ora si riempie di nuovo, a seconda delle oscillazioni dello scambio di merci [109]. Oltre ai movimenti particolari con i quali essa si affanna entro le sfere di circolazione nazionali, la moneta mondiale ha un movimento generale i cui punti di partenza si trovano alle fonti della produzione, dalle quali corsi d'oro e di argento scendono in direzione diversa sul mercato mondiale. Come merci, l'oro e l'argento entrano qui nella circolazione mondiale e come equivalenti sono scambiati in proporzione del tempo di lavoro in essi contenuto, con equivalenti in merci prima di finire nelle sfere della circolazione interna. In queste appaiono perciò con una grandezza di valore data. Ogni diminuzione o aumento nel cambiamento delle loro spese di produzione incide quindi sul mercato mondiale in modo uniforme sul loro valore relativo, il quale invece è del tutto indipendente dal grado a cui le diverse sfere nazionali della circolazione inghiottono oro o argento. La parte della fiumana metallica che viene raccolta da ogni sfera particolare del mondo delle merci entra in parte direttamente nella circolazione interna del denaro per sostituirvi le monete metalliche logorate, in parte viene arginata nei diversi serbatoi tesauriferi della moneta, del mezzo di pagamento e della moneta mondiale, in parte viene trasformata in articoli di lusso, mentre il resto infine diventa semplicemente tesoro. A un grado di produzione borghese sviluppata la formazione di tesori è limitata al minimo richiesto dai diversi processi della circolazione per il libero giuoco del loro meccanismo. Tesoro come tale qui diventa solo la ricchezza in maggese - a meno che essa non sia la forma momentanea di un'eccedenza nella bilancia dei pagamenti, risultato di un ricambio organico interrotto e per questo irrigidimento della merce nella sua prima metamorfosi.
Come l'oro e l'argento, in quanto denaro, sono nel concetto la merce generale così, nella moneta mondiale, acquistano la corrispondente forma d'esistenza di merce universale. Nella proporzione in cui tutti i prodotti si alienano con essa, diventano la forma tramutata di tutte le merci e quindi la merce universalmente alienabile. Come materializzazione del tempo di lavoro generale sono realizzati nella misura in cui il ricambio organico dei lavori reali abbraccia la superficie del globo. Diventano equivalente generale allo stesso grado in cui si sviluppa la serie degli equivalenti particolari che costituiscono la loro sfera di scambio. Siccome nella circolazione mondiale le merci dispiegano universalmente il proprio valore di scambio, la forma di quest'ultimo, trasformata in oro e in argento, appare come moneta mondiale. Quindi, mentre le nazioni di possessori di merci, mediante la loro industria universale e il loro traffico generale trasformano l'oro in denaro adeguato, industria e traffico appaiono loro soltanto come mezzi per sottrarre il denaro, nella forma di oro e di argento, al mercato mondiale. L'oro e l'argento come moneta mondiale sono quindi tanto prodotto della circolazione generale delle merci come anche mezzo per estenderne l'orbita. Allo stesso modo che alle spalle degli alchimisti, che volevano fare l'oro, nacque la chimica, alle spalle dei possessori di merci che danno la caccia alla merce nella sua forma fatata, sgorgano dal suolo le fonti dell'industria e del commercio mondiali. L'oro e l'argento aiutano a creare il mercato mondiale anticipando nel loro concetto del denaro la esistenza del denaro. Che questa loro azione magica non sia affatto limitata agli anni d'infanzia della società borghese, bensì nasca necessariamente dal rovesciamento in cui ai rappresentanti del mondo delle merci appare il loro proprio lavoro sociale, lo dimostra lo straordinario influsso esercitato sul traffico mondiale alla metà del secolo XIX dalla scoperta di nuove regioni aurifere.
Allo stesso modo che il denaro si sviluppa in moneta mondiale, il possessore di merci si sviluppa in cosmopolita. La relazione cosmopolitica fra gli uomini è in origine soltanto il loro rapporto come possessori di merce. La merce di per sé è superiore a ogni barriera religiosa, politica, nazionale e linguistica. Il suo linguaggio generale è il prezzo, e la sua comunità è il denaro. Ma con lo sviluppo della moneta mondiale in contrapposizione alla moneta nazionale, il cosmopolitismo del possessore di merce si sviluppa come fede della ragione pratica in contrapposizione ai pregiudizi religiosi, nazionali ed altri che ostacolano il ricambio organico dell'umanità. Come quello stesso oro, che nella forma di eagles [*20] americani sbarca in Inghilterra, diventa sovrana, dopo tre giorni circola a Parigi come napoleone, dopo alcune settimane si ritrova a Venezia come ducato, ma conserva sempre lo stesso valore, così diventa chiaro per il possessore di merce che la nazionalità "is but the guinea's stamp" [*21]. L'idea sublime in cui si trasfigura per lui tutto il mondo, è quella di un mercato, quella del mercato mondiale [110].
85. "Non solo i metalli ricchi son segni delle cose...; ma vicendevolmente le cose... sono segni dell'oro e dell'argento" (A. Genovesi, Lezioni di Economia Civile, 1765, p. 281, in Custodi, parte moderna, vol. VIII).
86. Petty: Oro e argento sono "universal wealth". Political Arithmetic, cit., p. 242.
87. E. Misselden, Free Trade of the Means to make Trade florish ecc., Londra, 1622: "La materia naturale del commercio è la merchandize (merce): che i mercanti per ragioni di affari hanno chiamato commodities (merci d'uso). La materia artificiale del commercio è il denaro che ha ricevuto il titolo of sinewes of warre and of state (di nerbo della guerra e dello Stato). Il denaro, sebbene naturalmente e cronologicamente venga dopo la merchandize, è diventato tuttavia nella misura in cui ora è in uso la cosa principale" (p. 7). Egli paragona merce e denaro "ai due figli di Giacobbe il Vecchio che impose la sua mano destra al figlio minore e la sinistra al figlio maggiore" (ivi). Boisguillebert, Dissertation sur la nature des richesses ecc., cit. "Qui dunque lo schiavo del commercio è diventato suo padrone... La miseria dei popoli viene solo dal fatto che si è creato un padrone o anzi un tiranno in colui che era schiavo" (pp. 399, 395).
88. Boisguillebert, Dissertation sur la nature des richesses ecc.: "Si è fatto un idolo di questi metalli (oro e argento) e abbandonando ormai il fine e l'intenzione pei quali si erano fatti entrare nel commercio, cioè perchè vi servissero da pegno nello scambio e nella vicendevole consegna, si sono quasi esentati da questo servizio per farne delle divinità alle quali si sono sacrificati più beni e bisogni importanti e perfino più uomini, e si sacrificano ancora, che mai avesse sacrificato alle proprie false divinità l'antichità cieca, ecc." (ivi, p. 395).
89. Il Boisguillebert fiuta subito nella prima immobilizzazione del perpetuum mobile, ossia nella negazione della sua esistenza funzionale di mezzo di circolazione, la sua autonomizzazione rispetto alle merci. Il denaro, dice, deve essere "in costante movimento, cosa possibile soltanto finchè è mobile, ma non appena diventa immobile, tutto è perduto" (Le détail de la France, p. 213). Quello che gli sfugge è che questo arresto è condizione del suo movimento. Quello che vuole di fatto è che la forma-valore delle merci appaia come forma meramente dileguantesi del loro ricambio, ma non si consolidi mai come fine a se stesso.
90. "Quanto più aumentano le scorte in merci, tanto più diminuiscono quelle esistenti come tesoro (in treasure)". E. Misselden, Free Trade of the Means to make Trade florish ecc., p. 23.
*16. Merci scomode, inutili.
*17. Merci (utili).
91. Ivi, pp. 11-13, passim.
*18. Momentanea.
92. Petty, Political Arithmetic, cit., p. 196.
93. Francois Bernier, Voyages contenant la description des états du Grand Mogol, edizione parigina del 1830, vol. I, cfr. pp. 312-314.
94. Dottor Martin Lutero, Bücher vom Kaufhandel und Wucher [Libri del commercio e dell'usura], 1524. Nello stesso passo Lutero dice: "Dio ha ridotto noi tedeschi al punto che dobbiamo sospingere oro e argento in paesi stranieri, far ricco tutto il mondo e noi stessi restar mendicanti. L'Inghilterra dovrebbe ben aver meno oro se la Germania le lasciasse il suo panno, e il re del Portogallo dovrebbe averne meno anche lui se gli lasciassimo le sue spezie. Calcola tu quanto denaro viene apportato a una fiera a Francoforte da terre tedesche, senza necessità e ragione: e ti meraviglierai come succeda che nei paesi tedeschi si trovi ancora sia pure un centesimo. Francoforte è il buco dell'oro e dell'argento pel quale esce dalla terra tedesca tutto quello che zampilla e cresce, che è coniato o battuto da noi: se il buco venisse tappato, ora non si dovrebbero sentire lamentele su come ovunque vi siano debiti e non vi sia denaro, come tutti i paesi e tutte le città siano distrutte dall'usura. Ma lascia andare, tant'è così: noi tedeschi dobbiamo restare tedeschi! Non cambiamo, a meno che non si debba".
Il Misselden, nello scritto sopra ricordato, vuole che l'oro e l'argento restino almeno entro i confini della cristianità: "Il denaro viene diminuito dal commercio, al di là della cristianità, con la Turchia, la Persia, con le Indie Orientali. Questi rami del commercio sono condotti nella massima parte con denaro contante, ma in modo del tutto differente da come lo sono i rami del commercio della cristianità entro questa stessa. Poichè, sebbene il commercio entro la cristianità sia condotto con denaro contante, il denaro è pur costantemente racchiuso entro i suoi confini. Vi son di fatto corrente e controcorrente, alta e bassa marea del commercio fatto entro la cristianità, poichè talvolta il denaro è piu abbondante in una parte, più scarso in un'altra, a seconda che un paese abbia scarsità e un altro sovrabbondanza: va e viene e tumultua entro il cerchio della cristianità, ma resta costantemente circoscritto dalla sua linea. Ma il denaro, col quale si commercia al di fuori della cristianità, con i paesi sopra indicati, è costantemente speso e non rientra mai" (pp. 19, 20).
95. "Nel denaro sta l'origine dell'avarizia... a mano a mano che si accende qui una specie di follia che già non è più avarizia, bensì bramosia di oro" (Plinio, Historia naturalis, libro XXXIII, cap. III, 14).
96. Orazio non capisce dunque niente della filosofia della tesaurizzazione dicendo (Satire, libro II, satira III, versi 104-110):
" ...se un uomo profano / Vuoi della cetera, vuoi di qualsiasi Musa, comprasse Cetere, a farne raccolto, se chi mai non fu scarpinello / Compera forme e trincetti, se vele da nave chi mai / Non fu mercante, tutti lo chiamano pazzo, demente. / Pure, che differenza c'è mai tra costoro e chi ammucchia / Oro e quattrini, e poi non ha cuore di spenderli, e teme / Pur di toccare, come se fossero sacri, i suoi mucchi?" [Trad. di Ettore Romagnoli].
Il signor Senior capisce meglio la cosa: "Il denaro sembra l'unica cosa il cui desiderio sia generale e precisamente per la ragione che il denaro è ricchezza astratta e perchè gli uomini, possedendolo, possono soddisfare tutti i loro bisogni di qualunque specie siano" (Principes fondamentaux de l'économie politique, traduit par le Comte Jean Arrivabene, Parigi, 1836, p. 221). Oppure Storch: "Siccome il denaro rappresenta tutte le altre ricchezze, basta accumularlo per procurarsi tutte le specie di ricchezza esistenti nel mondo" (Cours d'économie politique, cit., vol. II, p. 135).
97. A che punto l'inner man (l'uomo intimo) dell'individuo-merce rimanga immutato anche là dove quest'ultimo si sia incivilito e evoluto a capitalista, lo dimostra p. es. il rappresentante londinese di una banca cosmopolita il quale ha appeso, come confacente stemma di famiglia, una banconota da 100.000 sterline sotto vetro e in cornice. L'arguzia sta qui nell'elegante disprezzo con cui la banconota guarda dall'alto in basso la circolazione.
98. Vedi il passo di Senofonte citato più avanti.
99. Jacob, An Historical Inquiry into the Productions and Consumption of the Precious Metals, vol. II, capp. 25 e 26.
100. "In epoche di grandi sommovimenti e di grande incertezza in ispecie durante insurrezioni interne o durante invasioni, oggetti d'oro e di argento sono rapidamente trasformati in denaro; in periodi di tranquillità e di benessere, invece, il denaro è trasformato in vasellame d'argento e in oggetti di oreficeria" (Ivi, vol. II, p. 357),
101. Nel passo seguente Senofonte svolge il denaro nella sua specifica definizione formale di denaro e di tesoro: "In quest'unico mestiere di tutti quelli che conosco nessuno eccita l'invidia degli altri che se ne occupano... Poichè quanto più ricche si presentano le miniere d'argento e quanto più argento viene estratto, tanta più gente è destinata a questo lavoro. Quando si siano comperati utensili domestici a sufficienza, se ne compreranno pochi altri; ma argento nessuno ne possiede tanto da non desiderare di averne dell'altro ancora, e se qualcuno ne ha in abbondanza, sotterrerà il superfluo e se ne rallegrerà non meno che se l'usasse. Poichè quando le città fioriscono la gente ha particolare bisogno dell'argento. Gli uomini infatti, oltre a belle armi, vogliono anche buoni cavalli, case e arredamenti splendidi, ma le donne desiderano vesti di tutte le specie e gioie d'oro. Se però le città soffrono la miseria per effetto di un cattivo raccolto o di una guerra allora si ha bisogno di denaro, a causa dell'improduttività del suolo, per comperare mezzi di sussistenza o per arruolare truppe ausiliarie" (Senofonte, De Vectigalibus, cap. IV). Aristotele nel cap. 9, libro I, del De Republica svolge i due movimenti della circolazione M- D - M e D - M - D nel loro contrasto sotto il nome di "economia" e "crematistica". Entrambe le forme sono contrapposte dai tragici greci, soprattutto da Euripide, come dich (diritto) e cerdoz (egoismo).
102. Il capitale viene anticipato naturalmente anche nella forma di denaro e il denaro anticipato può essere capitale anticipato, ma questo punto di vista non rientra nell'orizzonte della circolazione semplice.
*19. "Insisto qui sul mio pegno". Shylock nel Mercante di Venezia di W. Shakespeare.
103. La differenza fra mezzo d'acquisto e mezzo di pagamento messa in evidenza in Lutero [ Nota nella copia personale].
104. Il signor Macleod, malgrado la sua boria dottrinaria di definitore, fraintende tanto i più elementari rapporti economici da far nascere il denaro in generale dalla sua forma più evoluta, quella di mezzo di pagamento. Fra l'altro dice: Siccome la gente non sempre ha bisogno nello stesso momento dei servizi reciproci, e non nel medesimo volume di valore, "resterebbe come avanzo una certa differenza o un certo importo del servizio, pagabile dal primo al secondo; il debito". Il possessore di questo debito ha bisogno dei servizi di un altro che non ha bisogno diretto dei suoi, e "trasmette a un terzo il debito che il primo ha verso di lui. L'obbligazione passa in tal modo da una mano nell'altra; mezzo di circolazione... Se qualcuno riceve un'obbligazione espressa in denaro metallico, egli potrà disporre non soltanto dei servizi del debitore d'origine, bensì di quelli dell'intera comunità lavoratrice" (Macleod, Theory and Practice of Banking ecc., Londra, 1855, vol I, cap. 1,pp. 23 sgg.).
105. Bailey, Money and its Vicissitudes, cit., p. 3: "Il denaro è la merce generale dei contratti ossia quella in cui sono conclusi in massima parte i contratti della proprietà da adempiersi in un tempo successivo".
106. Il Senior, Principes fondamentaux, cit., p. 221, dice: "Siccome entro un determinato spazio di tempo varia il valore di tutte le cose, si prende come mezzo di pagamento la cosa il cui valore varia meno di tutte, che più a lungo conserva una data capacità media di comperare cose. In tal modo il denaro diventa espressione ossia rappresentante dei valori". Viceversa. Siccome l'oro, l'argento, ecc. sono diventati denaro, vale a dire esistenza del valore di scambio autonomizzato, diventano mezzi generali di pagamento. Là dove subentra la considerazione della durata della grandezza di valore del denaro, accennata dal signor Senior, ossia in periodi nei quali il denaro s'impone con la forza delle circostanze come mezzo generale di pagamento, si scopre per l'appunto anche l'oscillazione nella grandezza di valore del denaro. Uno di questi periodi fu in Inghilterra l'epoca di Elisabetta, e fu all'epoca sua che Lord Burleigh e Sir Thomas Smith, in considerazione del deprezzamento dei metalli preziosi che ormai diveniva visibile, imposero un Atto parlamentare che obbligava le Università di Oxford e di Cambridge a riservarsi un terzo delle loro rendite fondiarie in grano e in malto.
107. Boisguillebert, volendo impedire che i rapporti di produzione borghesi si inalberino contro gli stessi borghesi, concepisce di preferenza le forme nelle quali il denaro appare solo idealmente o solo dileguantesì. Così prima il mezzo di circolazione. Così il mezzo di pagamento. Ma quel che poi non vede è l'innmediato tramutamento dalla forma ideale del denaro nella sua realtà esteriore, che il denaro sonante è già contenuto in modo latente nella misura puramente immaginaria dei valori. Che il denaro sia semplice forma delle merci stesse, egli dice, si manifesta nel commercio all'ingrosso in cui lo scambio avviene senza intervento del denaro dopochè "les marchandises sont appréciées" (Le détail de la France, cit., p, 210).
108. Locke, Some Considerations on the lowering of Interest ecc., cit., pp. 17, 18.
109. "Il denaro ammassato supplisce a quella somma, che per essere attualmente in circolazione, per l'eventuale promiscuità de' commerci si allontana e sorte dalla sfera della circolazione medesima" (G. R. Carli, Note a Verri, Meditazioni sulla Economia Politica, p. 196, vol. XV in Custodi, cit.).
*20. Monete da dieci dollari.
*21. Non è che l'impronta della guinea.
110. Montanari, Della Moneta (1683), cit., p. 40: " ...si è così fattamente diffusa per tutto il globo terrestre la comunicazione de' popoli insieme, che può quasi dirsi esser il mondo tutto divenuto una sola città, in cui si fa perpetua di ogni mercanzia, e dove ogni uomo, di tutto ciò che la terra, gli animali e l'umana industria altrove produce, può mediante il danaro, stando in una casa provvedersi e godere. Maravigliosa invenzione!".
Capitolo secondo: IV. I metalli nobili
Indice di Per la Critica dell'Economia Politica
Ultima modifica 30.9.2002