Introduzione all'Anti-Kriege

Andrea Barbaranelli (1979)


Pubblicato in: Karl Marx, Friedrich Engels, Scritti sulla religione, Garzanti, Milano 1979, pp. 353-362.

Trascritto per ragioni di studio (learning purposes).


Di quest'opuscolo polemico del 1846 si hanno due lezioni: quella originaria, vale a dire la Zirkular gegen Kriege dell'11 maggio 1846 (mai tradotta in italiano e consultabile, nel testo tedesco, nella edizione MARX-ENGELS WERKE IVª Dietz Verlag Berlin 1959 pp. 3-17 dell'Institut für Marxismus-Leninismus) e quella pubblicata rimaneggiata — nel luglio del 1846 — sul Westphälisches Dampfboot di Bielefeld e tradotta per la prima (ed unica) volta in italiano da Nina Pignatari per Mongini editore in Roma nel 1908. Tale traduzione riferisce come autori del testo Marx ed Engels (e non il solo Engels come asserisce Gian Mario Bravo nel suo Marx e Engels in lingua italiana). In realtà pare che il testo, almeno quello pubblicato sul Westphälisches Dampfboot, debba essere attribuito al solo Marx, se si tien conto che, nella sua lettera dell'ottobre 1846 a Marx, Engels scriveva: «ho ricevuto il tuo scritto contro Kr(iege). Va benissimo. Kr(iege) certamente, dato che hai firmato da solo, metterà in conto a me personalmente il tono sfavorevole del primo documento e di fronte a questo secondo si farà umile umile, ma non me ne importa niente...» (cfr. Carteggio Μarx-Engels, Vοl. I, ed. Rinascita 1950, p. 68). Sul Westphälisches Dampfboot l'originaria Zirkular gegen Kriege prendeva per titolo «Il Tribuno del popolo redatto da Hermann Kriege a New York». La seconda lezione non differisce sostanzialmente dalla prima.

Scrivendo a Marx, il 22 febbraio 1845, Engels accennava, tra l'altro, ad «un tipo stupendo di agitatore»1, presentatogli da J. Meyer2, che avrebbe ben presto dovuto incontrarsi a Bruxelles con Marx. Si trattava di quel Hermann Kriege che, nel giro di un anno, era destinato a diventare il bersaglio di un violento attacco polemico da parte di Marx ed Engels, nauseati dal comunismo religioso-sentimentale che quel seguace di Feuerbach andava predicando a New York — dove nel frattempo si era recato — dalle colonne del Tribuno del popolo. Del resto, che cosa si poteva attendere da un discepolo di quel Feuerbach che, ancora allora — come scrive Engels nella stessa lettera — insisteva nel progetto — ormai arcaico pel Marx dell'Ideologia tedesca — di «far piazza pulita di questa sudiceria della religione, prima di potersi dare al comunismo»? La polemica contro Kriege non è quindi solo una violenta critica dello stile grossolano in cui veniva esposto un comunismo sentimentale ed escatologico3, ma soprattutto segna uno dei momenti caratteristici della liberazione del comunismo scientifico dalla suggestione di quelle ideologie comunistiche ormai arcaiche delle quali bisognava fare giustizia sulla scorta della critica alla ideologia in generale quale era stata esposta nel manoscritto della Ideologia tedesca.

La Zirkular gegen Kriege (o Anti-Kriege, come si è tradotto, abbreviando) è dunque una delle tappe che segna l'evoluzione della teoria comunistica dall'utopismo all'utopia marxiana.

Ma non si tratta solamente dell'attuazione di un chiarimento teorico. La battaglia filosofica era, nel contempo, il dialettico contrappunto di quella importante lotta politica che era destinata a mutare la Lega dei giusti4 in quella Lega dei comunisti il cui programma sarebbe stato, di lì a poco, brillantemente esposto dal Manifesto del partito comunista. Uno dei profeti della Lega dei giusti era quel Weitling5 che può essere considerato il vero obiettivo polemico dell'Anti-Kriege e che non casualmente troncò i suoi rapporti con Marx ed i comunisti di Bruxelles nel medesimo momento in cui il loro comitato censurava l'ideologia di Kriege. Nelle concezioni di Weitling e di Kriege Marx poteva ben vedere l'incarnazione di punti di vista nocivi alla teoria ed alla politica di quel proletariato che si andava organizzando in vista della rivoluzione quarantottesca. Facendo propria una prassi caratteristica della Associazione dei lavoratori tedeschi di Londra6, che manteneva costantemente un carteggio coi propri membri risiedenti in altre nazioni, Marx, proprio nella primavera del 1846, si era dedicato, a Bruxelles, alla istituzione di quei comitati di corrispondenza il cui compito avrebbe dovuto essere quello di scambiare

«con i comunisti tedeschi una corrispondenza regolare che dovrà occuparsi di questioni scientifiche e della sorveglianza da esercitare sugli scritti popolari e la propaganda socialista, che si può fare in Germania con questo mezzo. Lo scopo principale della nostra corrispondenza sarà pertanto quello di mettere i socialisti tedeschi a contatto con i socialisti francesi e inglesi, di tenere gli stranieri al corrente dei movimenti socialisti che saranno attuati in Germania e d'informare i tedeschi in Germania dei progressi del socialismo in Francia e in Inghilterra. In questo modo le diversità d'opinione potranno rivelarsi; si arriverà a uno scambio d'idee e ad una critica imparziale. Questo è un passo che il movimento sociale aura fatto nell'espressione letteraria per sbarazzarsi dei limiti della nazionalità. E al momento dell'azione è certamente molto interessante per ognuno conoscere lo stato degli affari all'estero altrettanto bene che i propri»7.

È evidente che nel tentativo di dare unità e coerenza scientifica alla teoria che doveva cementare l'azione politica del proletariato europeo Marx dovesse scontrarsi col misticismo di Weitling e del suo caudatario Kriege, che finiva per apparirgli un propagandista dell'abate Lamennais.

Con Weitling aveva avuto uno scambio di vedute ancora a Londra, nel 458, e non gli era certo sfuggita l'importanza del violento disaccordo di lui con i membri dell'Associazione dei lavoratori tedeschi.

In quell'episodio polemico Marx

«riconosceva un significato tanto più profondo, in quanto esso iniziava dal basso la separazione del socialismo scientifico e del comunismo sentimentale, con la sua filosofia e i suoi principi, separazione che era adesso il primo scopo fissato al suo lavoro personale. Il più importante dei compiti pratici consisteva intanto nel dare una direzione precisa a questo processo, nell'accelerarne l'evoluzione»9.

Nella Storia della lega dei comunisti (1885), che Engels premette alla edizione delle marxiane Rivelazioni sul processo dei comunisti di Colonia, vengono rapidamente ricordate le circostanze che portarono Marx ed Engels alla liquidazione del comunismo di Kriege — e contemporaneamente — alla rottura con Weitling:

«I nostri rapporti con la Lega dei Giusti erano i seguenti. L'esistenza della Lega ci era naturalmente nota; nel 1843 Schapper mi aveva offerto di entrarvi, ma io allora naturalmente non accettai. Rimanemmo però in corrispondenza continua non solo con i londinesi, ma anche in rapporti più stretti col dott. Ewerbeck, l'attuale dirigente della comunità parigina. Senza curarci delle faccende interne della Lega, eravamo però informati di ogni avvenimento importante. D'altra parte si agiva a voce, per lettera e attraverso la stampa sulle vedute teoriche dei membri più influenti della Lega. A questo scopo servirono anche diverse circolari litografate, che mandavamo ai nostri amici e corrispondenti nei diversi paesi in occasioni particolari in cui si trattava di cose interne del partito comunista che si stava formando. In questi casi talvolta si trattava della Lega stessa. Così, per esempio, un giovane studente della Westfalia, Hermann Kriege, recatosi in America, vi si era presentato come un emissario della Lega, si era legato con il pazzo Harro Harring per scardinare a mezzo della Lega l'America meridionale, e aveva fondato un giornale in cui predicava un comunismo basato sull'“amore”, traboccante d'amore e ultrasentimentale. A questo ci opponemmo violentemente in una circolare che non mancò di effetto. Kriege scomparve dalla scena della Lega»10.

La sconfitta di Kriege colpiva duramente anche Weitling che, prima della approvazione della circolare contro Kriege da parte dei comunisti di Bruxelles, aveva già avuto con Marx burrascosi scambi di vedute. Come ricorda — nello stesso luogo — Engels, Weitling era allora

«il grand'uomo perseguitato per la sua superiorità dagl'invidiosi, che dappertutto vedeva rivali, nemici segreti e insidie; era il profeta cacciato di paese in paese, che aveva in tasca bell'e pronta la ricetta per l'avvento del cielo in terra e si immaginava che ognuno volesse rubargliela. A Londra era già venuto in contrasto con la gente della Lega e anche a Bruxelles dove specialmente Marx e sua moglie gli vennero incontro con una pazienza quasi sovrumana, non riuscì ad andar d'accordo con nessuno. Perciò poco dopo partì per l'America per tentare colà di fare il profeta. Tutte queste circostanze contribuirono alla rivoluzione che si compiva silenziosamente nella Lega e specialmente tra i dirigenti londinesi. L'insufficienza della concezione del comunismo avuta sino allora, sia del semplice comunismo egualitario francese quanto di quello di Weitling, divenne loro sempre più evidente. Il far risalire il comunismo al cristianesimo primitivo, come aveva ideato Weitling — per quanto nel suo «vangelo dei poveri peccatori» si trovino dei particolari geniali — aveva fatto sì che in Svizzera il movimento cadesse in gran parte in mano prima di pazzi come Albrecht e poi di profeti imbroglioni e sfruttatori come Kuhlmann.

Il "vero socialismo" diffuso da alcuni letterati, che era una traduzione in un corrotto tedesco hegeliano di frasi socialiste francesi, e uno sdolcinato sentimentalismo (cfr. nel Manifesto comunista il capitolo sul vero socialismo), che Kriege e la lettura dei relativi scritti avevano introdotto nella Lega, doveva già per la sua bavosa debolezza nauseare i vecchi rivoluzionari della Lega. Di fronte alle idee teoriche fino allora dominanti, di fronte alle aberrazioni pratiche che ne derivavano, si comprendeva sempre meglio a Londra che Marx ed io eravamo nel giusto con la nostra nuova teoria»11.

Niente più della testimonianza diretta di Annenkov — una delle poche che ricostruiscono vivamente l'attività di Marx in questo periodo — ci può far misurare tutta la distanza che separava la teoria marxiana dalla confusa ideologia weitlinghiana. Egli riporta la seduta del comitato di corrispondenza di Bruxelles, svoltasi il 30 marzo 1846, nella quale divenne palese il conflitto fra Marx e Weitling che avrebbe avuto il suo epilogo in occasione della discussione della circolare contro Kriege, nel maggio seguente.

In quella seduta Marx aveva pubblicamente provocato Weitling ad esporre «con quali argomenti lei difende la sua agitazione socialrivoluzionaria e su che cosa Ella pensa di fondarla per l'avvenire», non ottenendo in risposta che nebulose previsioni palingenetiche ed atti di fede nella volontà rivoluzionaria ritenuta depositaria della possibilità di un mutamento radicale della situazione del proletariato. Marx aveva allora dichiarato che

«s'ingannava il popolo, incitandolo a sollevarsi, senza dargli solide basi per la sua azione. Il risvegliare in lui delle fantastiche speranze non recava salvezza ai sofferenti, ma piuttosto li conduceva a rovina. Rivolgersi agli operai, e soprattutto agli operai tedeschi, senza avere delle idee strettamente scientifiche ed una dottrina concreta, significava trasformare la propaganda in un giuoco privi di senso e stupido. Ciò per di più presupponeva da una parte un apostolo ardente di entusiasmo e d'altra parte degli asini che lo stessero ad ascoltare a bocca spalancata».

Alla fine, a Weitling che replicava che alle miserie del popolo non si poteva ovviare con astratte teorie, Marx aveva risposto, furibondo: «Sinora l'ignoranza non ha mai servito a nessuno», ponendo termine all'agitata seduta12.

Il colpo finale alla rottura con Weitling e col suo comunismo mistico venne dato in occasione della discussione della circolare contro Kriege, sottoscritta l'11 maggio 1846 da Marx, Engels, Gigot, Heilberg, Seiler, Westphalen, Wolff e respinta dal solo Weitling, che, ovviamente, nel ripudio delle «dottrine» di Kriege vedeva giustiziato anche il proprio punto di vista.

Il comitato di corrispondenza obbligò Kriege a stampare sul proprio giornale americano il testo della circolare — pubblicato poi, lievemente rimaneggiato, nel Westphälisches Dampfboot di Bielefeld nel 1846 — ma Kriege rendeva nota, contemporaneamente a quel documento, anche una lettera inviatagli da Weitling nella quale i comunisti di Bruxelles erano qualificati come «raffinati intriganti». Era evidentemente la fine dei rapporti di Weitling con Marx ed il circolo di Bruxelles. Ben presto Weitling scomparve dalla scena politica europea — salvo una sporadica riapparizione durante la rivoluzione del '48 — recandosi, proprio su invito di Kriege, in America, dove presto lo raggiunsero altri sostenitori di quel comunismo mistico che ormai aveva definitivamente svolto il suo ruolo storico13.

L'importanza notevole della Zirkular gegen Kriege nei confronti dello sviluppo e dell'approfondimento del comunismo marxiano consiste — come ha giustamente notato Emma Cantimori Mezzomonti14 — nell'aver ribadito che «quel che importa non sono ideali di nuovi mondi sociali, di sistemi machiavellici o meno per approdare o con una riforma elettorale o con un sistema di crediti o con qualche altra leva miracolosa alla riforma e alla trasformazione della società senza che ci potessero essere opposizioni, e così via: quel che importa è la conoscenza della reale situazione storica ed economica e sociale e politica nella quale si vive e si deve agire; non si tratta di realizzare un qualche sistema preconcetto, ma di partecipare consapevolmente e attivamente al processo che è in corso, di trasformazione della società degli uomini, affinché tale processo si svolga secondo la sua logica, e siano vinte le resistenze opposte a tale svolgimento dalle vecchie classi, che non sanno più dominare le forze stesse ch'esse hanno messo in moto». Di questa concezione la circolare contro Kriege rappresenta soprattutto la pars destruens, nel senso che stigmatizza con violenta ironia ogni Weltanschauung che prescinda, con velleità pseudo-rivoluzionaria, dall'analisi concreta della realtà in vista di un suo effettuale mutamento. Da questo punto di vista la Weltanschauung religiosa diventa — nella sua paradigmatica impotenza — esemplare e, agli occhi di Marx, ingiustificabile. Non si tratta di respingere l'amore predicato dal cristianesimo — come ha sostenuto, con una rara incomprensione del testo marxiano e delle circostanze storiche che lo condizionarono, Bertrand Russell15 — in cambio dell'odio fra le classi. Si tratta, per Marx, di valutare se effettualmente la semplice proclamazione di quell'amore possa mutare i rapporti di classe fra gli uomini e le loro reali condizioni. Se 1800 anni di cristianesimo hanno oggettivamente dimostrato l'inattuabilità pratica di quell'amore, è chiaro che per mutare effettualmente quella situazione che produce lo scontro fra le classi (e quindi l'odio, la miseria etc. fra gli uomini) ogni ricorso alla fraseologia religiosa cristiana non solo non servirà, ma contribuirà a mistificare ulteriormente l'ideologia che scaturisce dalla società classista. Marx respinge l'amore cristiano non perché abbia scelto l'odio, ma perché esso è uno strumento inutile a mutare una società inumana in una società in cui i rapporti fra gli uomini siano veramente umani; è, cioè, una sovrastruttura ideologica che invano ambisce di mutare una struttura dalla quale, in ultima analisi, dipende.

E, del resto, questo amore cristiano — sempre proclamato e mai collettivamente attuato — si auto-smentisce nell'odio col quale non solo il cristianesimo ma ogni altra religione — proprio per la loro falsa universalità — perseguitano coloro che non coincidono col dogma di ciascuna di esse. La religione, infatti, odia e perseguita a morte tutti i suoi nemici. Se il nemico di partito diventa un eretico (...), da nemico realmente esistente, che si combatte, viene trasformato in peccatore, che bisogna punire, colpevole agli occhi di una umanità puramente immaginaria.

Marx insiste — in questo testo — sul carattere paradigmatico della ideologia religiosa, coerentemente alla storicizzazione che aveva operato di tutte le ideologie, colpendo in particolare le fantasticherie cristiane intorno alla città celeste, che, lungi dall'essere una possibilità attuabile nel futuro — mediante una metanοia se non mediante una rivoluzione — non risultano che l'espressione immaginaria del mondo esistente, sicché la loro realtà esiste già nella cattiva situazione di questo mondo, che, invece, deve essere rivoluzionata insieme alle sue componenti ideologiche.

L'errore di Kriege e consorti, la loro ideologia, consiste, insomma, nel rendere autonome e strutturali le aspirazioni secolari dell'anima religiosa, mentre è il cuore reale, profano, oppresso dalla miseria reale il vero a-priori della coscienza religiosa, e, con lui, tutta la situazione socio-economica che ne è il contrappunto. È quindi evidente che il comunismo cristiano — ideologia della cattiva organizzazione della società attuale e frutto delle illusioni che i borghesi si fanno a questo proposito — non può — proprio per essere una sovrastruttura ideologica di questa società — presentarsi come una distruzione di essa, non essendone, anzi, che il compimento. Non si tratta, cioè, dell'opposto della società capitalistica, ma di uno degli elementi giustificatori e mistificatori della stessa. Del resto, c'è niente di più grottesco che predicare la rivoluzione della storicamente specifica società borghese-capitalistica ricorrendo alle profezie fatte 1800 anni fa da un qualche visionario che, al massimo, riflettevano, nello specchio deformante della ideologia religiosa, la miseria e la protesta contro la miseria di quel mondo, di una realtà, cioè, che con quella borghese-capitalistica non ha molto da spartire? Si tratta di una mistificazione tanto più alienante quanto più il cristianesimo — e non solo quello alla Kriege — tende a scindere e a contrapporre l'uomo singolo a sé stesso ed alla collettività. Marx, che già nella Sacra famiglia aveva sferzato la morale ascetica del cristianesimo, colpisce anche qui la contrapposizione — operata da Kriege — della umanità e del sordido io, ed accusa questa religione così come ogni altra dell'esercizio e della predicazione della voluttà della piattezza servile e del disprezzo di sé. Una simile religione dell'autocastrazione può forse adattarsi a dei monaci, ma non può essere adottata da uomini energici, in un periodo di lotta di classe.

COMUNISMO RIVOLUZIONARIO E CRISTIANESIMO NON SONO DUNQUE ASSOCIABILI. Questo il risultato di un testo in cui Marx non solo fa giustizia di quelle pompose etichette che — come genere umano, umanità, specie — aiutano a trasformare ogni fatto reale in una pura e semplice frase fantastica, ma in cui ribadisce vigorosamente il proprio intento scientifico di comprendere le effettuali condizioni della realtà socio-economica in vista del loro concreto mutamento. In particolare, questa polemica col comunismo religioso-sentimentale permette a Marx di situare il fulcro della rivoluzione che dovrà portare ad una società comunistica non nella secondaria (se non dannosa) mozione di sentimenti, cui si richiamava quasi esclusivamente il comunismo religioso, ma nella oggettiva realtà della lotta di classe, scaturente da una specifica situazione socio-economica.


Note

1. Cfr. Carteggio Marx-Engels, ed. Rinascita 1950, I, p. 25.

2. «Ti ricordi — scrive Marx ad Engels il 7 maggio 1867 (cfr. idem, V, p. 29) — quel J. Meyer (presso Bielefeld), che non stampò il nostro manoscritto su Stirner ecc. e che ci scaraventò sul collo il giovane Kriege?».

3. Ancora nel '53 Engels, scrivendo a Marx a proposito del comportamento inurbano di Johann Jacoby, lo definiva «modo di procedere da vestfalese alla Kriege». (cfr. Carteggio ecc. cit., II, p. 228).

4. Ecco come lo stesso Marx ripercorre — ne Il signor Vogt (cfr. trad. ital. ed. L. Mongini, 1910, pp. 50-51) — le fasi dei propri rapporti con la Lega:

«La Lega dei comunisti fu fondata nel 1836 a Parigi, in origine sotto altro nome. L'organizzazione, come venne gradatamente a formarsi, era la seguente: Un certo numero d'individui formavano un Comune, diversi Comuni della stessa città un Circolo, un maggiore o minor numero di Circoli si aggruppava intorno ad un Circolo dirigente; a capo di tutto stava il Comitato centrale, eletto in un congresso di deputati dei singoli Circoli, ma autorizzato a completarsi da sé e ad eleggere provvisoriamente, in casi urgenti, i propri successori. Il Comitato centrale trovavisi a Parigi, poi, dal 1840 al principio del 1848, a Londra. I presidenti dei Comuni e dei Circoli, come del Comitato centrale stesso, erano tutti eletti. Tale costituzione democratica, affatto inadatta a società segrete di cospirazione, non era almeno inconciliabile col compito d'una società di propaganda. L'attività della Lega consisteva anzitutto nella fondazione di Associazioni pubbliche tedesche per la cultura operaia, e la maggior parte delle società di tal genere ancora esistenti nella Svizzera, in Inghilterra, nel Belgio e negli Stati Uniti, furono o direttamente fondate dalla Lega o suscitate da antichi membri di essa. La costituzione di tali società operaie è quindi dappertutto la medesima. Un giorno della settimana fu destinato alla discussione, un altro a passatempi sociali (canto, declamazione, ecc.). Dappertutto furono fondate biblioteche sociali, e, dove appena era possibile, delle classi per l'istruzione elementare degli operai. La Lega, che stava dietro a tali associazioni e le guidava, trovava in esse il campo più immediato d'una pubblica propaganda, come d'altra parte si completava e si estendeva mediante i loro membri più adeguati. Data la vita migratoria degli operai tedeschi, solo in casi rari il Comitato centrale abbisognava dell'invio di emissari speciali. Ora, per quanto riguarda la dottrina segreta della Lega stessa, essa percorse tutte le fasi del socialismo e comunismo inglese e francese, come le loro varietà tedesche (le fantasie del Weitling, per esempio). Dal 1839, come risulta già dalla relazione del Bluntschli, l'importanza maggiore l'ebbe, accanto alla sociale, la questione religiosa. Le diverse fasi percorse dalla filosofia tedesca dal 1839 al 1846 furono seguite in seno a queste società operaie colla partecipazione più viva. La forma segreta della società deve la sua origine a Parigi. Lo scopo principale della Lega — la propaganda tra gli operai in Germania — esigette l'ulteriore mantenimento di tale forma. Durante il mio primo soggiorno a Parigi, avevo relazioni personali con i capi di colà della Lega, come con quelli della maggior parte delle società segrete operaie francesi, ma senza entrare in nessuna di tali società».

La Lega dei giusti, di tradizione «weitlinghiana», aveva avuto la sua sede a Parigi sino al maggio del '39, quando iniziò la sua diaspora internazionale;

«Weitling andò in Svizzera, Schapper, Heirich Mauer e Moll si rifugiarono in Inghilterra. In Svizzera, i piccoli gruppi comunisti si sviarono sempre più in un comunismo sentimentale, di ispirazione cristiana primitiva, circondandosi di un'atmosfera di ispirazione romantica. Separato dagli antichi amici, ridotto alla compagnia di artigiani molto arretrati in un paese retrogrado, Weitling si dette presto alle più primitive stravaganze dell'immaginazione, a sogni privi di ragione. Diversamente accadde per i membri della Lega, che si erano diretti verso l'ovest. Questi ultimi subirono l'influenza del movimento operaio più all'avanguardia di quel tempo: il cartismo. In relazioni amichevoli con i capi cartisti, lettori e poi ben presto collaboratori dei giornali cartisti, a mano a mano che si prolungava il loro soggiorno in Inghilterra essi venivano allontanandosi dal comunismo egualitario. Quando nel 1843 Weitling si mise a parlare di comunanza delle donne, e concepì lo strano progetto di un esercito di quarantamila ladri e briganti, destinati ad abbattere gli sfruttatori in una spietata campagna di guerrillas, i londinesi furono i primi a rivoltarsi risolutamente contro simili stravaganze. La prigionia aveva maggiormente aggravato la confusione delle idee di Weitling. Dopo il processo di Zurigo, egli perdette ogni senso del reale. La gloria esteriore lo confermò nel suo sentimento: egli era l'eletto che avrebbe liberato l'umanità sofferente da tutte le pene e da tutte le miserie, era nello stesso tempo maestro, capo e messia». (Cfr. Nikolajevskij e Maenchen-Helfen, Karl Marx Einaudi 1963, p. 133).

5. Wilhelm Weitling era nato a Magdeburgo, in Prussia, nel 1808. Come garzone artigiano (sarto) lavori in parecchie plaghe della Germania; poi soggiornò a Vienna e, nel '37, si recò a Parigi.

«Nella capitale francese, a contatto con le associazioni segrete dei lavoratori tedeschi, prima la radicale Lega dei proscritti, poi la comunista Lega dei giusti, colpito dallo spirito socialista dominante nella città e sotto l'influsso del babuvismo rivoluzionario delle società operaie, tanto francesi che tedesche, il Weitling pubblicò la sua prima operetta, L'umanità come è e come dovrebbe essere (1838), in cui, con spirito comunista ed evangelizzante, proponeva il piano di un nuovo stato comunitario, da sostituirsi alla vecchia struttura organizzativa della società. L'opera ebbe successo, le polizie europee cominciarono a interessarsi del sarto..., e, nel 1841, egli fu costretto a fuggire nella «più libera» Svizzera. Quivi, a contatto con i numerosi lavoratori tedeschi emigrati, svolse una proficua attività, organizzando leghe e circoli artigiani, associazioni con mense comuni, e pubblicando un mensile, Il grido d'aiuto della gioventù tedesca, che mutò poi il nome in Giovane generazione. Acquisendo sempre nuove nozioni, approfondendo lo studio dei socialisti e utopisti francesi, a contatto con una classe operaia in via di formazione, alla fine del 1842 il Weitling pubblicò la sua opera maggiore, Le garanzie dell'armonia e della libertà, un ampliamento e approfondimento del primo scritto, in cui però erano manifesti alcuni motivi che sarebbero poi divenuti, nell'interpretazione marx-engelsiana, patrimonio comune del movimento operaio internazionale: il concetto di lotta di classe, la critica alla società borghese del tempo, la necessità di un «periodo di transizione» per il passaggio dalla società liberale e democratica alla società comunista. Le Garanzie ebbero risonanza internazionale: lo scritto successivo, Il vangelo di un povero peccatore (1843), sequestrato dalla polizia zurighese, l'arresto e la condanna a parecchi mesi di prigione, posero il Weitling al centro dell'attenzione della stampa e dei governi reazionari europei, che intravedevano e riuscivano a indovinare quello che, in realtà, con la sua attività, il sarto rappresentava: il tentativo di collegare il socialismo alla protesta operaia. Dopo il carcere, il Weitling iniziò un lento declino, che durò fino alla morte...». (Cfr. Gian Mario Bravo Il socialismo prima di Marx, Editori Riuniti 1966, pp. 245-246. Il volume dà la traduzione integrale de L'umanità etc. e una scelta del Vangelo etc.).

6. Cfr. B. Nikolajevskij e O. Maenchen-Helfen op. cit., p. 139.

7. Come scrive Marx in una lettera a Proudhon in data 5 maggio 1846, cit. in B. Nikolajevskij e O. Maenchen-Helfen op. cit., p. 140.

8. Cfr. idem p. 142.

9. Cfr. idem p. 139.

10. Cfr. Karl Marx-Friedrich Engels Manifesto del partito comunista, a cura di Emma Cantimori Mezzomonti, Einaudi 1962, appendice I, p. 258.

11. Cfr. idem pp. 258-259.

12. Cfr. G. Pischel Marx giovane, Garzanti 1948, pp. 251-252. Cfr. anche B. Nikolajevskij e O. Maenchen-Helfen op. cit. pp. 142-144, ed anche F. Mehring Vita di Marx, Editori Riuniti 1966, pp. 119-120.

13. In occasione dello sbarco in America di un seguace di Weitling, Marx scriveva ironicamente ad Engels il 22 marzo 1853 cfr. Carteggio cit., II, p. 195: «Papà Willich è sbarcato a New York. L'amico Weitling gli organizzò un banchetto di trecento persone, al quale Willich comparve con una enorme sciarpa rossa, tenne un lungo discorso, dicendo che il pane vale più della libertà, e ricevette una spada dalle mani di Weitling. Poi si alzò Weitling, e dimostrò che Gesù Cristo era stato il primo comunista e che il suo successore non è altri che il noto Wilhelm Weitling... ».

14. Cfr. Kart Marx-Friedrich Engels Manifesto del partito comunista cit., pp. 35-36.

15. Nella Storia delle idee del secolo XIX di B. Russell (cfr. trad. italiana, Mondadori 1961 pp. 323-324) si può leggere:

«Con il suo appello all'odio proletario il marxismo ha perduto molti eventuali importanti alleati. In pari tempo, essendo l'odio la più dinamica delle passioni umane, ha generato un movimento più energico e deciso che se avesse avuto un minor grado di violenza. Questa violenza fu dal principio del tutto voluta. In una lettera aperta contro H. Kriege, scritta nel 1846, Marx sottolinea che l'amore, in 1800 anni, non è riuscito a migliorare le condizioni sociali, e che non dà una forza di azione sufficientemente energica. La situazione effettiva del mondo di oggi, egli dice, con la fiera opposizione di capitale e lavoro, è una fonte più potente di idee socialiste che di amore per l'umanità (...). Fare appello all'odio può essere cosa psicologicamente buona per vincere una guerra (...) ma non è una cosa psicologicamente buona per la susseguente ricostruzione».

Dove si vede quanto diventi grottesca la riduzione di Marx alla psicologia!



Ultima modifica 2021.04.10