Battaglia comunista n. 5, 1968
Fonte: Primo Maggio
(...) Dietro il paravento della grande illusione della indipendenza del Vietnam si è costruita la mistificazione più assurda e l'inganno più atroce degli ultimi anni della storia umana in genere e di quella del movimento operaio internazionale in particolare.
Ma da questa esperienza è doveroso trarre, in quanto marxisti, quelle necessarie considerazioni che provano la validità della impostazione critica data dal nostro Partito, non solo nella sua piattaforma teorico-politica, ma anche e soprattutto nella linea d'azione politica condotta con linearità e conseguenzialità anche a costo di impopolarità, di urti tra gruppi internazionalisti e, a volte, persino di qualche lacerazione periferica nell'ambito organizzativo. Queste le considerazioni che esaltano l'opera del Partito:
1) L'aver ritenuto l'imperialismo, pur nella sua diversa articolazione, unitario nella sua matrice storica, e globale nelle sue azioni contingenti e nei suoi obiettivi;
2) l'aver negato ogni distinzione tra le forze imperialiste, non ritenendo le une più o meno imperialiste delle altre: l'America, ad esempio, in confronto alla Russia e la Cina in confronto all'una e all'altra, creando, arbitrariamente, tra questi tre centri dell'imperialismo una diversa gradualità di sviluppo economico e storico;
3) l'aver sostenuto che le lotte per le indipendenze hanno perduto ogni capacità di autonomia, perché si sostanziano e si colorano politicamente secondo il prevalere del capitale finanziario nella cui scia segue la violenza degli interessi economici e della guerra. Inserirsi, quale che sia il modo dell'inserimento, in questo dispositivo della guerra o della pace significa ingabbiare l'iniziativa del partito rivoluzionario nelle maglie della strategia dell'avversario di classe;
4) l'aver sostenuto, e le vicende di questo dopoguerra lo hanno confermato, che la Russia di Lenin e della Rivoluzione d'Ottobre, poteva e doveva essere il centro di polarizzazione dei moti di indipendenza delle Colonie, ma che tale ruolo era completamente finito con l'ingresso della Russia di Stalin nello schieramento delle potenze imperialiste come uno dei maggiori protagonisti della Seconda guerra mondiale e uno dei profittatori dell'immenso bottino che oggi è chiamata a difendere e a rafforzare con i mezzi che sono propri del capitalismo;
5) l'aver contrapposto alla strategia globale dell'imperialismo quella altrettanto globale della rivoluzione proletaria, tracciando tra i due schieramenti il solco di irriducibile caratterizzazione di classe che non consente, neppure in sede tattica e per fini contingenti, la costruzione di ...ponti levatoi che conducono alla pratica dell'opportunismo. Quella pratica che ha già contaminato qualche gruppo sedicente internazionalista il quale, in nome proprio della tattica, tace sornionamente sulla reale natura della politica condotta dalla Russia e dalla Cina per intrufolarsi tra gli esaltatori della politica di Mao o di Ho Ci Min, rinnegando apertamente l'ideologia e la tattica proprie dell'internazionalismo.
Ultima modifica 08.10.2008