Pubblicato in Prometeo, n.2 dicembre 1943
Fonte: Primo Maggio
Non a caso dobbiamo, proprio noi comunisti, assertori e difensori non sospetti della Rivoluzione Russa, delle sue idee e delle sue prime realizzazioni, difenderci dall'accusa di essere ora contro questa grande esperienza storica; accusa lanciataci da coloro che furono i suoi più aperti e feroci avversari in epoca in cui la coalizione borghese, liberale e socialdemocratica cercava di strangolarla con le armi del più prezzolato banditismo militare o con la fame, e di isolarla dal mondo capitalista col filo spinato della diffamazione e della congiura.
Questo radicale capovolgimento di stati d'animo, di valutazione politica e di simpatia verso la Russia, è quanto di meno arbitrario si possa immaginare ed è, alla luce del marxismo, facilmente comprensibile. Oggi la gamma di queste simpatie e solidarietà va dal clero ai capitani d'industria, dal socialista ai magnati dell'alta finanza.
Noi non siamo tra questi; e gli operai, che hanno guardato e guardano alla Russia come al primo grande esperimento della loro classe, devono finalmente capire per quali ragioni noi comunisti ci dichiariamo senza esitazione avversari della Russia di Stalin, nello stesso tempo che ci proclamiamo fedeli combattenti della Russia di Leni.
Per noi non sono state bazzecole di poco conto la nostra completa adesione alle idee della Rivoluzione d'Ottobre e questa nostra assoluta dedizione alla causa della Rivoluzione Russa, primo episodio della Rivoluzione internazionale.
Moltissimi di noi hanno, nella loro milizia più che ventennale, dato a questa causa tutto: interessi, affetti familiari e libertà, andando incontro più volte al carcere, al confino e al campo di concentramento. Ebbene, proprio a noi spetta l'ingrato, ma necessario e indilazionabile compito di non tacere la verità sulla Russia: abbiamo appreso dalla scuola del marxismo la lotta aperta e rude contro i miti, contro ogni genere di "tabù" per la più concreta verità di classe.
E prima ancora di ogni nostra definizione, vorremmo che gli operai, che hanno vivo il senso della critica e non contaminato l'istinto di classe, considerassero essi le ragioni reali che stanno alla base di così profonda e subitanea solidarietà di tanto borghesismo reazionario verso la Russia di oggi, e ne definissero la vera natura. Noi, per nostro conto, vogliamo chiarire qui alcuni aspetti di questo paradossale problema ed arrivare, ne siamo sicuri, alle medesime loro conclusioni.
I) L'amore sviscerato e chiassoso dei borghesi verso la Russia di Stalin è in proporzione diretta dei loro interessi che si concretizzano nel salvare e consolidare il potere economico e politico del sistema capitalista, e che spiegano, senza possibilità di equivoci, la natura dell'attuale orientamento psicologico e politico della borghesia. Se ne conclude che, quando noi amiamo, i borghesi naturalmente odiano per antitesi di classe; quando invece siamo noi sul fronte della lotta col nostro appunto critico e la nostra azione di partito, essi, i borghesi, non possono che amare.
II) La riabilitazione della Seconda guerra imperialista, divenuta per virtù staliniana "guerra popolare" per la democrazia e il riconoscimento ufficiale della Chiesa ortodossa quale validissimo sostegno della guerra per la grande Patria slava, ha commosso profondamente l'animo, sempre pieno d'amore patrio, degli onesti borghesi. Legittimare la guerra significava legare ad essa le masse operaie, scatenare le forze più odiose e brutali dello sciovinismo, rendere certa la vittoria e con essa la salvezza del capitale.
III) La bolscevizzazione del partito russo e dell'Internazionale, la liquidazione cioè dei quadri direttivi espressi dal proletariato e la loro sostituzione con i servi sciocchi dell'opportunismo; l'ineguaglianza dei salari, che doveva ripristinare le differenze sociali; il ruolo assunto dalla burocrazia di Stato e di partito, della classe dei tecnici usciti dal travaglio della industrializzazione forzata, e della Chiesa come forze direttive e preminenti dello Stato in luogo della dittatura del proletariato; i piani quinquennali per lo sfruttamento intensivo degli operai, ridivenuti classe soggetta: questi sono gli aspetti esteriori dell'affermarsi di interessi non più coincidenti con quelli del proletariato. E' stata la messa in esecuzione, data l'imminenza della guerra, di un piano economico e politico senza precedenti per grandiosità d'intenti e di realizzazione, reso possibile dalla particolare organizzazione sociale sovietica, la più adatta ad interpretare ed esprimere nella sua ideologia e nella sua struttura di capitalismo di Stato, la fase estrema dell'imperialismo.
A questo punto gli affossatori della Rivoluzione hanno ritenuto opportuno dimostrare alla borghesia internazionale la lealtà e concretezza del nuovo indirizzo nella politica russa, sacrificando sull'altare della concordia democratica gli uomini della vecchia guardia, gli artefici incorrotti della Rivoluzione d'Ottobre.
Questa è la Russia cara al cuore di Roosvelt, di Churchill e di tutto il radicalismo internazionale, ma non è la nostra.
IV) La Russia che noi amiamo e difendiamo sul piano delle conquiste rivoluzionarie è quella del proletariato e contadiname povero che, sotto la guida di Leni e del partito della Rivoluzione, hanno osato spezzare la impalcatura della feudalità politica e del capitalismo, e porre la loro dittatura di classe, esperienza transitoria del potere proletario nello Stato, la cui meta avrebbe dovuto segnare la distruzione dello stesso Stato Operaio e della stessa classe.
La Russia che amiamo e difendiamo è quella che ha dato al suo proletariato e a quello internazionale la coscienza della sua forza, il senso storico del suo ruolo rivoluzionario, la dimostrazione organica del nuovo mondo del lavoro, che nel "Soviet" ha il suo fulcro creativo.
La Russia che amiamo e difendiamo è quella che da anni è costretta a cospirare all'ombra del partito bolscevico, che si serra nelle formazioni illegali della gioventù rivoluzionaria, e di quanti nelle carceri, nelle deportazioni dell'immensa Russia conservano intatta la fede nei principi di Ottobre e attendono l'ora di poter unire la loro ripresa rivoluzionaria a quella del proletariato internazionale.
Questa è la Russia della nostra battaglia antiborghese, la Russia della nostra immutata passione rivoluzionaria.
Ultima modifica 26.01.2004